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CANTONE"I contingenti non saranno un problema per gli ospedali ticinesi"

24.02.14 - 21:02
Il presidente dell’ordine dei medici del Cantone Ticino, Franco Denti, solleva la questione etica: "Non è giusto importare medici dall’estero. La Confederazione deve spendere di più"
Foto d'archivio (Tipress)
"I contingenti non saranno un problema per gli ospedali ticinesi"
Il presidente dell’ordine dei medici del Cantone Ticino, Franco Denti, solleva la questione etica: "Non è giusto importare medici dall’estero. La Confederazione deve spendere di più"

BELLINZONA - Facile per la Svizzera. Mancano medici? Li si va a prendere all'estero. Se sono tedeschi, ancora meglio. L'andazzo dura ormai da un buon decennio. Già nel 2009 il Consiglio federale, in risposta a un'interpellanza del consigliere degli Stati Felix Gutzwiller, scrisse che se tutti i medici dovessero essere formati in Svizzera, la Confederazione dovrebbe sborsare almeno un miliardo di franchi svizzeri, che salirebbero a 1,9 miliardi se si tenessero in considerazione i costi derivanti i periodi di tirocinio e ricerca. In altre parole: più semplice importarli dall'estero già formati e a costo zero.

L'atteggiamento della nostra Confederazione qualche problema etico lo pone. Ed alimenta un fenomeno che la giornalista della Basler Zeitung, Franziska Laur, ha definito recentemente in un suo articolo "colonialismo moderno". Semplificando, il meccanismo funziona così: gli svizzeri, più ricchi, importano medici dalla Germania (che proprio oggi si lamenta del fatto che negli ultimi anni se ne sono andati 4.000 ricercatori dagli atenei tedeschi). Germania che a sua volta importa medici dai paesi dell'ex Patto di Varsavia, dove il deficit di personale medico sta creando non pochi problemi in quegli Stati. E i più deboli dell'Europa cosa fanno? Vanno a prendersi il personale nel Terzo mondo.  Una spirale che non fa bene. E mette, ancora una volta, in discussione il senso di questa libertà di movimento data dalla libera circolazione delle persone. Perché alla fine, chi ci rimette, sono sempre i più deboli. O, come ha scritto Laur, “si risparmia sulle loro spalle”.

Franco Denti, Presidente dell’Ordine dei Medici del Cantone Ticino (OMCT), condivide le critiche che arrivano d'Oltralpe sulla politica svizzera di importazione di personale medico, ma è convinto che, contrariamente ai direttori cantonali della Sanità, per il Ticino il ritorno del regime dei contingenti non rappresenterà un problema insormontabile per il settore della sanità locale, che conta molti addetti stranieri.

Dottor Denti, sui giornali della Svizzera tedesca si torna a parlare della politica della sanità in Svizzera. Confederazione che risparmia e importa dall'estero medici già formati. E qui si pone il problema etico...
"Condivido pienamente. Il problema etico si pone. In Svizzera c'è una carenza drammatica di medici e medici assistenti, soprattutto negli ospedali".

Perché accade questo?
"Bisogna dire che una parte di questa problematica è sorta con l'entrata in vigore del nuovo contratto per i medici, che prevede contratti di 55 ore settimanali. E 55 ore le si fanno in due giorni di lavoro. Di conseguenza ci vogliono più medici per far funzionare a dovere la macchina della sanità. Tutto questo pone degli interrogativi sulla qualità del servizio erogato. Perché quando ci si deve confrontare con una carenza di personale, capita spesso che si va a prendere quello che si trova. Ai miei tempi, quando ero medico assistente, per poter entrare in certi reparti ospedalieri vi era una lista di attesa di anni. Bisognava già candidarsi da studente. Ora non è più così".

Come mai siamo così dipendenti dai medici stranieri?
"Semplicemente perché in Svizzera formiamo 600 medici all'anno e ne abbiamo bisogno di 1.200. Questa situazione dura da parecchi anni ed è ovvio che oggi ci ritroviamo in queste condizioni. Le università sono cantonali e da sole si devono accollare costi ingenti non solo per i corsi teorici, ma anche per i laboratori, la messa a disposizione di infrastrutture tecniche, eccetera. E se lei pensa che per formare un medico ci vogliono dai 500mila franchi al milione...".

Non sono in pochi poi a criticare il numerus clausus...
"Il numerus clausus è il vero problema della sanità svizzera: impedisce di formare un numero maggiore di medici. E noi ne abbiamo bisogno. Bisognerebbe migliorare la selezione all'interno della facoltà. Invece cosa succede? La selezione avviene prima. Ai miei tempi si accedeva: chi ce la faceva raggiungeva la meta, chi no cambiava strada. E' da tempo che siamo contrari al numerus clausus. Il problema è che questo principio sta facendo scuola anche in altre facoltà. Il tutto perché non si vuole investire".

Diciamo che non si vogliono spendere soldi. Così dicono i critici...
"Sì, ma così si pone il problema etico. Non è corretto: gli altri pagano per formare medici e poi questi se ne scappano via e vengono da noi. Questo perché la paga di un medico assistente in Svizzera è il doppio o addirittura il triplo rispetto all'estero. E uno quindi se ne va dove è retribuito meglio. Il problema è che la carenza in Svizzera è talmente grande che la selezione su chi entra non c'è e si assume quello che passa il convento”.

Gli svizzeri importano dalla Germania, i tedeschi importano dall'est europeo, l’est europeo dal Terzo Mondo. E' questa la libera circolazione delle persone che vogliamo?
"No, di certo questa non è la libera circolazione che ci immaginiamo".

Il 9 febbraio complicherà le cose per gli ospedali nella loro possibilità di reclutare personale medico-sanitario straniero?
"Se guardiamo al Ticino qualche problemino in più ce l'avremo, ma non credo che siano insormontabili. Nel campo sanitario quando c'era il vecchio sistema dei contingenti si è sempre trovata una soluzione. Anche perché questo settore è stato sempre privilegiato per quanto riguarda la gestione di questi contingenti".

La Svizzera pare che stia prendendo dei provvedimenti con la decisione di aumentare di 1/4 il numero di posti universitari per la formazione di medici…
"Sì, i primi passi ci sono. Nel Consigliere federale Alain Berset trovo una personalità molto sensibile e partecipe delle problematiche della sanità. Ho lavorato insieme a lui per la questione dei medici di famiglia e devo dire che è una persona molto collaborativa e disponibile".

La problematica sta per essere affrontata...
"Sì, in modo diverso dal passato. E' chiaro che sono i Cantoni che decidono sugli investimenti per potenziare le loro università e si aspettano perciò un aiuto finanziario maggiore da parte della Confederazione".

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