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GIUBIASCO"Non cacciate il nostro amico Arlind"

04.12.13 - 09:07
L’appello degli amici per salvare un 17enne kosovaro dall’espulsione dalla Svizzera: "È integratissimo. Pochi hanno un cuore grande come lui"
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"Non cacciate il nostro amico Arlind"
L’appello degli amici per salvare un 17enne kosovaro dall’espulsione dalla Svizzera: "È integratissimo. Pochi hanno un cuore grande come lui"

GIUBIASCO – “Non mandate via dalla Svizzera il nostro amico Arlind”. È un grido di speranza quello che si alza dal Bellinzonese per cambiare il destino di Arlind Lokaj, 17enne di origini kosovare, che deve lasciare la Svizzera entro il 15 dicembre. A stabilirlo è una lettera dell’Ufficio cantonale dei permessi e dell’immigrazione. Sui social network, intanto, le persone che conoscono il giovane kosovaro lanciano un appello dietro l’altro. “È un ragazzo integratissimo – spiega Davide Fin, un grande amico di Arlind –, ha tanta voglia di fare. Non è giusto mandarlo via”.

Doppio choc - Storia triste, quella di Arlind. Nato a Locarno da genitori kosovari, trascorre i suoi primi anni di vita in Ticino. Poi, il padre decide di abbandonare la moglie e di tornare in patria. E porta il piccolo con sé. “Nel 2010 – racconta Arlind – sono tornato in Svizzera, a Giubiasco, per conoscere mia mamma, che ha un permesso C e che vive qui ormai da 36 anni. Era il 24 dicembre. Subito mio padre ha comunicato a mia madre che non voleva più occuparsi di me. E io, così, sono rimasto in Ticino”. Dopo lo choc iniziale, Arlind riesce comunque a inserirsi nella nuova realtà. “Talmente bene – dice – che più volte ho chiesto alle autorità di potere stare in Svizzera per sempre. Invano”.        

La mazzata - E infatti, qualche giorno fa, nella buca delle lettere, Arlind trova una lettera che lo metterà in ginocchio. La possibilità di attuare un ricongiungimento famigliare con la madre è stata respinta. “Siamo sconvolti – sostiene un altro amico del 17enne kosovaro –. Non è giusto stravolgere di nuovo la vita di Arlind, proprio ora che aveva trovato una sua stabilità. Ha già subito grossi traumi in passato”. “È davvero un ragazzo generoso – aggiunge un giovane bellinzonese che frequenta tutti i giorni Arlind – e si è fatto tantissimi amici in soli tre anni. Si è ambientato alla grande, gioca a calcio, parla benissimo l’italiano rispetto ad altre persone che hanno il passaporto svizzero e che sono qui da una vita. Soprattutto, però, è una persona onesta, con valori importanti e che ha voglia di imparare. È anche parecchio interessato alle tradizioni ticinesi e a quello che capita da noi”.
 
Burocrazia - Arlind, provenendo da un Paese che non fa parte dell’Unione Europea, ha avuto problemi anche ad avere un permesso per potere lavorare in Svizzera. “Nessun datore di lavoro – riprende Arlind – ha potuto assumermi senza un regolare permesso. Io vorrei avere un futuro qui. Finalmente avevo trovato la felicità. Spero davvero che le autorità rivalutino il mio caso”. 

La voce dell’autorità - Un numero incredibile di persone sta sostenendo la causa del giovane kosovaro di Giubiasco. Su Facebook è stata creata addirittura una pagina apposita sul suo caso. “Non esistono tanti ragazzi con un cuore così grande”, fanno notare in coro i suoi amici. Ma alla Sezione dei permessi e dell’immigrazione, per adesso, non si cambia idea. “L'epilogo di questa vicenda – sottolinea il caposezione Attilio Cometta – è il frutto di 3 anni di permanenza in Ticino in cui, sin dall'inizio, non erano date le condizioni per regolarizzare il giovane. I numerosi ricorsi intrapresi presso le autorità superiori non hanno sortito un esito migliore”.

False speranze - Cometta entra poi nel dettaglio. E aggiunge: “La domanda di ricongiungimento famigliare del figlio con la madre era tardiva. Inoltre, non sono stati riconosciuti motivi preponderanti che impediscono al giovane di vivere in patria. L'esperienza conferma che un accanimento procedurale e il trascorrere del tempo fanno nascere solo false speranze e non giovano all'equilibrio di crescita dei figli che subiscono, come in questo caso, le decisioni dei loro genitori”. Dal canto loro, gli amici di Arlind non gettano la spugna. “Non molleremo”, annunciano. 

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