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CANTONE"Mi ispiro al Tenente Colombo"

08.07.13 - 16:12
Renato Pizolli, nuovo Portavoce della polizia cantonale, spiega l'importanza di questo ruolo "necessario per la crescente velocizzazione dell'informazione"
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"Mi ispiro al Tenente Colombo"
Renato Pizolli, nuovo Portavoce della polizia cantonale, spiega l'importanza di questo ruolo "necessario per la crescente velocizzazione dell'informazione"

LUGANO - Sognava di fare il giornalista, ma è diventato un poliziotto. Il suo mito? Il Tenente Colombo. È un Renato Pizolli più intimo quello che, nominato oggi Portavoce della polizia cantonale, si racconta spiegando il ruolo di questa nuova figura in Ticino (che si uniforma con quella che, in altri cantoni, è già una realtà) "resa necessaria dalla crescente velocizzazione dell'informazione".

Dal 2011 sei responsabile del servizio stampa. Cosa cambia con l'introduzione di questa figura?
"Da parte della Polizia ci sarà una persona di riferimento per i media, ma di riflesso anche per la popolazione, soprattutto in quei casi in cui non è facile trovare un interlocutore in tempi brevi".

Tutto questo lavoro da solo?
"Non dovessi essere disponibile io c'è ovviamente l'Ufficio Stampa che lavora allo stesso regime di sempre. L'obiettivo è quello di velocizzare la comunicazione evitando, ove possibile, un po' di lungaggini e formalità".

Da piccolo, come molti, sognavi di fare il poliziotto?
"In realtà sognavo di fare il giornalista, o meglio, il cronista sportivo. Col tempo però il sogno è cambiato, come accade un po' per tutti. Ho cominciato a desiderare di entrare in polizia, ero affascinato dalle inchieste. Non è un caso che abbia fatto otto anni in polizia giudiziaria. Allo stesso tempo non ho perso quell'amore per l'informazione e la comunicazione che poi mi ha poi portato al servizio stampa. Questo incarico, insomma, rappresenta un cerchio che si chiude, ma è anche l'inizio di un nuovo cammino".

Nella letteratura, nel cinema, ma anche in televisione, sono molti e variegati i poliziotti che vengono ritratti. C'è qualcuno nel quale ti identifichi?
"Se dovessi dirti a quale tipologia di poliziotto mi ispiro ti direi il Tenente Colombo. Un uomo, cioè, non tanto d'azione quanto d'intuizione".

Qual è il fatto più curioso nei quale sei incappato nel corso della tua carriera?
"Ero nella polizia stradale. Una persona scappò da un posto di blocco. Saltammo in auto e ci lanciammo all'inseguimento. In quell'occasione abbiamo anche rischiato di farci seriamente male, evitando per poco di scontrarci con l'auto dei fuggitivi. La cosa più scioccante fu però vedere uno di questi scendere dall'auto e scappare, ma nella direzione sbagliata. Saltò giù dal viadotto del Monteceneri. Si fece molto male, ma fortunatamente sopravvisse".

Il panorama mediatico è cambiato molto negli ultimi anni. I media elettronici puntano sempre più sulla velocità, voi come affrontate questo cambiamento e soprattutto la richiesta di informazioni sempre più veloci?
"La velocizzazione della comunicazione è uno degli elementi fondamentali che hanno portato alla nascita di questa figura. Ci si è accorti che, più di tanto, la comunicazione istituzionale non può 'correre'. Vanno rispettati dei tempi che sono legati al segreto istruttorio, alla sicurezza dell'informazione che viene fornita, etc. Ecco la necessità, quindi, di un punto di riferimento per i media al quale dare fiducia, un tramite con il quale interloquire quando necessario, e che sappia costruire un dialogo continuativo".

Insomma, siamo dei rompi scatole. Che tipo di rimprovero faresti a noi giornalisti?
"Di principio trovo che in Ticino ci sia veramente una forte professionalità nel fare questo lavoro. Notizie non verificate non vengono date e c'è molta prudenza nel pubblicare informazioni riguardanti situazioni delicate. Purtroppo non siamo immuni dalla concorrenza e da questa velocizzazione tremenda che purtroppo i social network stanno portando. Per non arrivare dopo Facebook e Twitter si raggiungono ritmi che a volte rasentano la frenesia".

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