In un anno cento richieste di aiuto presso "Zona Protetta". Marco Coppola: «Processo di accettazione molto lento».
Pesa l’assenza in Ticino di una vera città cosmopolita. «Sul tema c’è sicuramente maggiore apertura a Zurigo e Berna».
LUGANO - «Oggi lo dai domani lo prendi ..è diventato tutto normale e poi la gente si chiede perché ci sono cambiamenti climatici, terremoti, apocalissi». «Tutte le persone gay che ho conosciuto, sono tutte persone che in qualche modo hanno avuto un' infanzia "disturbata" da persone che li hanno molestati, o iniziati ad altri percorsi sessuali!!».
Questi, sono solo due dei tanti commenti lasciati su Facebook sotto un nostro articolo che trattava la tematica "gender fluid". Moltissimi gli interventi carichi di omofobia, pregiudizi e perfino odio, che ci hanno spinti a chiederci quanto sia realmente accettata la comunità Lgbtiq+ alle nostre latitudini. Un tema conosciuto molto bene da Marco Coppola, Responsabile del progetto Gayticino/MSM dell'Associazione "Zona Protetta", il quale afferma: «Adesso è un po’ più semplice rispetto a prima».
Il percorso da fare è ancora lungo
"Zona Protetta" è un'associazione di Lugano che offre consulenze sulle tematiche della comunità Lgbtiq+: «Nell’arco dell’anno riceviamo circa 100 richieste legate al tema Lgbtq+, di diverso tipo. Le richieste possono essere legate alla salute sessuale, oppure avere a che fare con l’accettazione di sé stessi o da parte della società e degli altri», spiega Marco Coppola. «La mia impressione è che il consenso verso il rispetto e l’inclusione sociale stia aumentando, però è un processo graduale che richiede tempo».
L’accettazione di sè passa inevitabilmente sia per la scuola che per la famiglia. «Per quanto io sappia - ci dice Coppola - l’autodeterminazione della persona, in un contesto scolastico è sempre stato rispettato dalle istituzioni». Diverso invece il discorso per quanto riguarda l’ambito familiare. «Qui la situazione non è sempre così facile. Uno dei motivi è che l’età della consapevolezza dell’identità sessuale, in tutte le sue sfaccettature, è sempre più bassa. Se prima, quindici anni fa, si aggirava attorno ai 20 anni, adesso magari avviene già verso i 14-15 anni. Per quanto riguarda l’identità di genere diversa dal proprio sesso, invece, l’età della consapevolezza si riduce ulteriormente», continua Coppola.
«Fuori dalle grandi città, in piccoli paesi come quelli presenti nel nostro Cantone, può essere più difficile che in altre realtà come Zurigo, Berna o Lucerna. La situazione è più semplice nelle grandi città per il semplice fatto che si è abituati fin da subito a incontrare persone diverse da te. C’è in generale una maggiore apertura ed è anche più facile incontrare persone con un'identità di genere diversa - chiarisce Coppola, aggiungendo che - rimarranno sempre delle fette di popolazione che hanno dei problemi con l'orientamento sessuale altrui».
I motivi all'origine dell'odio
Nonostante la comunità Lgbtiq+ sia sempre più conosciuta grazie ad attori, cantanti, film e serie tv, sono ancora molte le persone che continuano a condannare un orientamento sessuale diverso dal proprio. «Metà delle persone che disprezzano i membri della comunità Lgbtq+ hanno una “forma di odio interiorizzato” perché sono omosessuali o hanno un’identità di genere differente ma non riescono ad accettarlo e per questo trattano male gli altri, così facendo, sperano di non essere identificati con quel determinato gruppo sociale», chiarisce il Responsabile di progetto.
«L’altra metà sono invece persone che per cultura, per ideologia o assenza di una certa istruzione, aderiscono a un certo estremismo di pensiero. Questi individui hanno un grande problema: il desiderio di prevaricazione verso gli altri, che va ben al di là dell’identità sessuale. Vorrebbero decidere per gli altri ma dobbiamo ricordarci sempre che io posso scegliere se sposarmi oppure no, ma non posso scegliere chi amare», conclude infine Coppola.