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«In settimana il centro è deserto, ora provo le domeniche»

LUGANO«In settimana il centro è deserto, ora provo le domeniche»

26.01.22 - 08:06
La testimonianza di una commerciante attiva a Lugano da trent'anni: «Il telelavoro ha creato una situazione mai vista»
Foto Davide Giordano
Ecco come appariva il centro cittadino di Lugano ieri, martedì, attorno alle 15.30. Per esempio in via Pessina.
Ecco come appariva il centro cittadino di Lugano ieri, martedì, attorno alle 15.30. Per esempio in via Pessina.
«In settimana il centro è deserto, ora provo le domeniche»
La testimonianza di una commerciante attiva a Lugano da trent'anni: «Il telelavoro ha creato una situazione mai vista»
In difficoltà anche la ristorazione, come conferma GastroLugano: «A differenza del solito, il giorno in cui lavoriamo meglio è il sabato. Ma è solo un giorno alla settimana»

Telelavoro

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

LUGANO - Dallo scorso 20 dicembre i dipendenti di molte aziende lavorano da casa, così come previsto dalle autorità federali. Stavolta non si tratta di un lockdown. La vita va avanti, anche con negozi e ristoranti ancora aperti, ma che si ritrovano a fare i conti con un notevole calo della clientela. «Da tre settimane la città è deserta, a tratti non si sentono rumori: non ho mai visto una cosa del genere» ci dice una commerciante di 52 anni, titolare di un negozio di abbigliamento, che da trent'anni è attiva nel centro di Lugano. «Per strada non c'è nessuno, né alle 9.30 del mattino (vedi gallery fotografica) né dopo pranzo».

Lo conferma anche Michele Unternährer, presidente di GastroLugano: «Al mattino, a pranzo, all'ora dell'aperitivo: in centro non c'è in giro nessuno». E aggiunge: «Negli uffici c'è attualmente il 20% del personale, pertanto noi perdiamo l'80% dei clienti».

Un lockdown che non è un lockdown - La colpa sarebbe proprio del telelavoro, che costringe molte persone a stare a casa per otto ore al giorno. «Questa ondata è stata gestita molto male - sottolinea dunque la commerciante - con tale provvedimento le strade del centro si sono svuotate». Insomma: «I politici hanno creato una sorta di lockdown, che però non è un lockdown ufficiale». E aggiunge: «Noi siamo aperti, i costi vivi li dobbiamo pagare, ma non abbiamo clienti».

E nel frattempo l'obbligo di telelavoro, che inizialmente avrebbe dovuto terminare lunedì 24 gennaio, è stato prolungato fino alla fine di febbraio. Questa situazione, che sta mettendo in difficoltà commercianti e ristoratori, è pertanto stata prolungata. «Chi lavora da casa non si sposta in centro per fare acquisti o mangiare».

Il tentativo domenicale - La situazione è tuttavia diversa durante il weekend, quando - complici anche le giornate di sole di queste settimane - le strade luganesi si popolano di gente che esce per una passeggiata. Ne approfitta anche il negozio della 52enne che lo scorso sabato, per esempio, ha lavorato bene. «Ho dunque deciso che dalla prossima settimana tengo chiuso il lunedì e provo l'apertura domenicale» annuncia la commerciante.

Lo stesso vale per la ristorazione, come aggiunge Unternährer: «A differenza del solito, attualmente lavoriamo di più il sabato, quando la gente ha voglia di uscire». Ma questo non basta. «Si tratta di un giorno alla settimana, non è sufficiente per vivere».

«In molti non ce la faranno» - Da parte della commerciante non manca la preoccupazione. La preoccupazione per la situazione difficile in cui presto si potrebbero trovare molti negozianti, che attualmente non ricevono alcun aiuto economico per affrontare il calo di clienti. «Ci sono persone che hanno aperto negli ultimi anni e che hanno investito tutti i loro risparmi e faranno fatica a uscirne indenni» sottolinea la commerciante. E conclude: «Con questa pandemia, o moriremo di Covid oppure moriremo poveri».

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