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CANTONE / STATI UNITIDal Ticino alla Borsa di New York in tre anni, l'entusiasmo di EnergyVault

11.10.21 - 06:00
Ticino terra d'innovazione? Non proprio. Ne abbiamo parlato con il Ceo di Energy Vault, Robert Piconi
Energy Vault
Il progetto EV. Nel pallino: Robert Piconi.
Il progetto EV. Nel pallino: Robert Piconi.
Dal Ticino alla Borsa di New York in tre anni, l'entusiasmo di EnergyVault
Ticino terra d'innovazione? Non proprio. Ne abbiamo parlato con il Ceo di Energy Vault, Robert Piconi
L'azienda è infatti cresciuta nel nostro Cantone, ma con fondi raccolti all'estero: «È un vero peccato»

ARBEDO-CASTIONE - Le idee innovative possono nascere e crescere anche nel nostro territorio, ma è tutt'altro che facile.

Vi ricordate di Energy Vault? Dando una risposta al problema principale dell'energia rinnovabile, ovvero lo stoccaggio, la società con sede a Lugano e a Westlake Village, in California, ha messo a punto un progetto per immagazzinarla (vi dice qualcosa la torre ad Arbedo-Castione?) ed usarla anche quando il sole non splende e il vento non soffia. Tutto grazie alla forza di gravità e ad un sistema di gru meccaniche.

L'azienda partita dal Ticino sta ora per entrare alla Borsa di New York, supportata dai giganti SoftBank e Saudi Aramco, dopo aver raccolto milioni di dollari di finanziamenti. Soldi raccolti in Ticino o in Svizzera? Beh, non proprio, ci ha raccontato in un'intervista il Ceo dell'azienda, Robert Piconi.

Perché Energy Vault ha deciso diventare una società pubblica, debuttando in Borsa a New York?
«Le nostre ragioni principali per diventare una società pubblica sono tre: 1) La tecnologia è ora provata e testata: ad Arbedo-Castione abbiamo fatto tutti i test, e ci siamo anche collegati alla rete svizzera, nel luglio del 2020. 2) Abbiamo cominciato a firmare contratti con i clienti, ciò che ci ha dato la possibilità di condividere con gli investitori quando potrebbero esserci ricavi e profitti. 3) Con gli investimenti possiamo completare la capitalizzazione del nostro business plan. Quindi, da qui in avanti non avremo più bisogno di raccogliere denaro, e potremo concentrarci sull’esecuzione dei progetti e sulle richieste dei clienti».

Cosa rappresenta la fusione con Novus Capital Corp. II?
«Si tratta di una SPAC, una sorta di società guscio (che è vuota, ed è destinata alla raccolta di capitali di rischio tramite la quotazione in Borsa). Queste società cercano un partner operativo in cui investire. Noi ci siamo trovati con Novus Capital, anche poiché erano già investitori nella nostra società e ci conoscevano bene. La fusione ci permette di finanziare completamente il nostro business plan».

C'è entusiasmo nell'aria?
«Sì, anche perché è tutto successo molto rapidamente. Lavoro da trent'anni in aziende di diversi settori e mi rendo conto che diventare una società pubblica in soli tre anni e mezzo è formidabile. Iniziamo ad avere il capitale e la visibilità per espandere la società, e sebbene dovremo gestire il tutto in un modo un po’ diverso, a causa delle norme e regole legate all'essere una società pubblica, c’è comunque molto entusiasmo».

Quali sono le caratteristiche principali del progetto Energy Vault?
«Ciò che è interessante del modo in cui risolviamo il problema dello stoccaggio di energia è che lo facciamo in un modo che è molto sostenibile, usando materiale di scarto. A differenza delle batterie (problemi di sicurezza e riciclabilità), abbiamo un sistema sicuro e a basso costo, che utilizza la gravità e che non si degrada nel tempo. Poi abbiamo una catena di approvvigionamento locale e usiamo il suolo in prossimità, ciò che riduce i gas serra. Per noi è fondamentale il concetto di economia circolare».

La vostra idea darà una linfa nuova ad energia solare ed eolica?
«Sì, assolutamente. Il problema di queste modalità, sebbene sempre più economiche, è che producono energia quando la domanda è bassa. È invece fondamentale immagazzinarla e poi renderla disponibile quando la richiesta è alta: ad esempio, durante il giorno possiamo immagazzinare l'energia solare in più. Un passo chiave per la transizione lontano dall'industria del carbone».

Cosa ne pensa delle dimensioni e dell'aspetto della struttura, per quel che concerne l'impatto visivo e ambientale? C'è un modo per renderla più discreta?
«Rispetto al nostro primo prodotto, la nota torre con sei braccia di Arbedo-Castione, stiamo ora realizzando un nuovo prodotto per i clienti: un semplice edificio, del 45% più piccolo del prototipo precedente. Il movimento verticale dei mattoni, su e giù, avviene poi all’interno dello stabile. Il tutto può essere adattato quindi meglio al paesaggio».

Vi hanno contattato molti potenziali clienti futuri? Che tipo di clienti?
«Sì, abbiamo già annunciato pubblicamente due di loro: Enel Green Power (il più grande produttore di energia indipendente del mondo), e Saudi Aramco, la più grande azienda energetica del mondo, che sta ora mettendo in atto una transizione verde. Poi altri tipi: in particolare servizi pubblici che si allontanano dalle centrali a carbone per puntare su eolico e solare. Abbiamo anche impianti industriali che lavorano 24 ore al giorno e che hanno bisogno di essere alimentare anche di notte».

Quali sono i prossimi passi di sviluppo previsti?
«Essenzialmente, l'implementazione del prodotto per i nostri primi clienti. Abbiamo già otto accordi per circa 368 milioni di ricavi, e altri 18/20 contratti sono in fase di definizione. Siamo concentrati per chiudere i contratti e iniziare a costruire i progetti. Inoltre, chiaramente, è impellente anche far crescere l'azienda: stiamo assumendo molte persone, a livello globale, mentre miglioriamo l’infrastruttura per essere una società pubblica efficiente e funzionale».

Come è nata l’idea dell’azienda, qui in Ticino?
«L'idea è nata originariamente da Bill Gross, fondatore di Idealab, il più importante "incubatore di idee" negli Stati Uniti con sede a Los Angeles. Ci conosciamo da oltre 12 anni, mi ha contattato per entrare e guidare l'azienda come Co-fondatore e CEO. Successivamente ho preso contatto con l'Ing. Andrea Pedretti, che viveva a Bellinzona e già collaborava con Idealab. Io stesso vivevo già in Ticino, avendo creato alcune start-up vendute con successo a grandi fondi di Private Equity. Abbiamo quindi avviato la società operativa qui con un team locale di ingegneri».

È possibile per una start up ticinese svilupparsi in Ticino/Svizzera, oppure la vostra esperienza dimostra che le buone idee per fiorire devono migrare all'estero?
«In Ticino può essere effettivamente difficile, rispetto ad altre parti del mondo. Più nel concreto perché le alternative di finanziamento sono limitate, e il sistema bancario è molto avverso al rischio. C’è un’ampia diffidenza nei confronti di qualsiasi tipo di rischio, anche per cose semplici, per i primi tre anni avevamo difficoltà anche solo a noleggiare una macchina. È quindi molto difficile per le giovani aziende assicurarsi gli investimenti. Ecco perché, per esempio, tutti i soldi che abbiamo raccolto per Energy Vault sono arrivati da fuori della Svizzera, il che è un peccato, poiché è uno dei Paesi più benestanti al mondo. Penso che ci debbano essere dei cambiamenti, se la Svizzera vuole aspirare ad essere un luogo dove si può innovare e crescere».

Il Governo, la politica, fanno abbastanza per sostenere le start up ticinesi? O no?
«Ci sono ora i primi segnali, sembra che la politica stia iniziando a dare una mano. Il Governo sta infatti raggiungendo gli imprenditori, organizzando eventi e sessioni di condivisione in cui discutere di eventuali feedback sul comportamento del mondo politico, su come può essere più solidale e meno restrittivo, e come può sostenere l'innovazione. Ad esempio, nel 2019 ho partecipato a un evento con il Consigliere federale Guy Parmelin, dove si sono trattati questi temi. Però, per noi, è stato davvero molto difficile ottenere del supporto locale, dalle banche, dai Governi, e anche solo ottenere dei permessi».

Ma è più facile ottenere questo tipo di sostegno in un altro cantone, per esempio a Zurigo?
«Penso che a Zurigo e un po’ anche a Ginevra ci sia una maggiore presenza di imprese familiari e che ci siano anche più investimenti in aziende ESG (legate al tema della sostenibilità). Se sei nel settore giusto, quindi, penso che sia un po' più facile avere accesso a del capitale rispetto al Ticino. Ma in generale non c'è nessun problema anche ad essere ad esempio in Ticino e raccogliere denaro dal nord della Svizzera. Anche se l'atteggiamento degli altri Cantoni verso il Ticino può essere, a volte, un po’ meno favorevole».

Siete sempre più globali, resterete in Svizzera?
«Sì, continueremo ad investire qui, realizzeremo il nostro nuovo design di prodotti qui ad Arbedo-Castione, e assumeremo altro personale in Svizzera. Rimarrà un importante snodo per il commercio e la fornitura, oltre che un centro chiave per l’ingegneria. Stiamo costruendo anche in California, ma continueremo anche qui, d’altronde, io stesso sono tuttora residente qui in Ticino».

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