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CANTONEIl biologico soffre per il Pass: «Abbiamo perso metà dei clienti»

23.09.21 - 19:10
Nel mondo "bio" la diffidenza nei confronti dei vaccini è maggiore. Lo sfogo di un esercente in difficoltà
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Il biologico soffre per il Pass: «Abbiamo perso metà dei clienti»
Nel mondo "bio" la diffidenza nei confronti dei vaccini è maggiore. Lo sfogo di un esercente in difficoltà
Il ristorante vegetariano SaporiBio: «Momento difficile». E l'associazione BioTicino conferma: «Sensibilità diversa sul vaccino. Per molti non è etico o naturale»

LUGANO - Alla gastronomia Sapori Bio di Lugano il pass si è sentito, eccome. Da lunedì 13 settembre il giro d'affari «è più che dimezzato» spiega il titolare David Loss: dalla sua cucina escono piatti biologici a km zero, molto apprezzati da una clientela che, però, non ha troppo apprezzato l'obbligo del certificato.

«Alcuni ce lo hanno proprio detto» racconta Loss. «Capita di dover servire dei clienti all'esterno nonostante le temperature più basse, perché sprovvisti di pass. Una situazione che mette a disagio anche i clienti vaccinati, i quali invece possono mangiare all'interno». 

Il problema riguarderebbe anche altri ristoratori, ma Loss ammette di avere una clientela "diversamente sensibile" sul tema vaccini. Che tra gli amanti del bio e del vegan ci siano nicchie di scetticismo, non è un mistero nemmeno per Bio Ticino: l'associazione conta 420 soci, 150 aziende, con un tasso di vaccinazione «probabilmente più basso della media» spiegano. «È più di una percezione, anche se non abbiamo dati certi». 

Un dato in realtà ci sarebbe, per rendere l'idea: agli ultimi due raduni organizzati da Bio-Ticino nel Luganese e a Monte Carasso, settimana scorsa, il 30 per cento dei partecipanti si sono presentati con un tampone. «Alcuni non si vaccinano per un motivo etico, per diffidenza verso un rimedio percepito come non naturale o insicuro. Altri, perché vivono e lavorano in contesti agricoli o di montagna, e avvertono meno la necessità». 

Per GastroTicino il contraccolpo del certificato «non ha per ora interessato il grosso della ristorazione» spiega il presidente Massimo Suter. «Il problema riguarda in effetti una nicchia, che forse dovrà ripensare la propria filosofia». Qualcuno si è già inventato nuove soluzioni, puntando sulle consegne o sulla ristorazione a domicilio. Loss per ora ha ridotto le ordinazioni di prodotti freschi, in attesa di «vedere come andrà».   

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