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LUGANOIl progetto stop tir in centro preoccupa i ristoratori

20.08.21 - 19:02
La categoria degli esercenti non è stata interpellata e si tira fuori dal progetto pilota del Municipio presentato ieri
Tipress
Guido Sassi non è entusiasta dell'idea
Guido Sassi non è entusiasta dell'idea
Il progetto stop tir in centro preoccupa i ristoratori
La categoria degli esercenti non è stata interpellata e si tira fuori dal progetto pilota del Municipio presentato ieri
Il presidente di GastroLugano: «L'ho saputo anche io dai giornali. Molti locali dispongono di piccole cantine, il rifornimento quotidiano è obbligato». Lo storico esercente Guido Sassi: «Sono seriamente preoccupato»

LUGANO - Svuotare il centro città dai camion che riforniscono di merci le varie attività economiche di Lugano? Il progetto pilota della Città di creare in via Ciani un “microhub”, un centro di raccolta, o meglio un container da dove poi recapitare con bici o scooter elettrici le merci ai rispettivi destinatari, non elettrizza tutti. Conforta molti, piuttosto, che l'adesione per il momento sia facoltativa.

Il progetto, presentato ieri da Filippo Lombardi, capodicastero Sviluppo territoriale, prenderà avvio già lunedì 23 agosto e avrà costi «tenuti al minimo per rendere attrattivo il servizio» ha assicurato Camion Trasport Sa che collabora con il Comune. Ma non sono soltanto i costi aggiuntivi a preoccupare uno degli esercenti storici di Lugano. Guido Sassi, gerente del bar Olimpia e del Sass Café, storce innanzitutto il naso per un motivo: «La prima cosa che dà fastidio è che, come esercenti, non siamo stati interpellati dal Municipio. Hanno fatto una conferenza stampa senza nemmeno coinvolgerci. In fondo si parla delle nostre merci».

«Un centro di scarico in via Ciani, all’altezza dello stadio di Cornaredo - continua Sassi - mi sembra francamente fuori dal mondo. Sono seriamente preoccupato». Per quanto riguarda Piazza della Riforma le ditte fornitrici possono accedervi tutte le mattine dalle 6.30, quando si abbassano i funghi dissuasori, fino alle 10, quando si rialzano. «L’aspetto che vedo più problematico riguarda il trasporto della merce fresca la cui catena del freddo, con il trasbordo, rischia di essere spezzata». In definitiva gli esercenti cosa pensano di questa idea? «Ne pensiamo solo male» conclude Sassi.

Che la categoria non sia stata sentita dall’autorità lo sottolinea anche il presidente di GastroLugano, Michele Unternährer: «Confermo che non siamo stati interpellati come categoria - dice il titolare dello Snack Bar Canapé -. L’ho saputo anche io dai giornali. Ho visto che è una prova e non è nulla di definitivo. Spero abbiamo pensato anche ai nostri di problemi». I numerosi fornitori che ogni mattina raggiungono il centro città non lo fanno infatti per diletto: «Tanti camion giungono tutti i giorni fino in Piazza della Riforma a rifornire i locali. Questo perché la maggior parte degli esercizi pubblici necessita di un rifornimento quotidiano. Parliamo di stabili storici che non dispongono di grosse cantine, ma in compenso lo smercio è grande». Qual è l’aspetto più critico: «Chi garantirà per la continuità della catena del freddo? Chi ci metterà la firma garantendo che la merce viene recapitata senza sorpassare i 5 gradi? Come categoria siamo obbligati a richiedere un’autocertificazione ai fornitori». È la domanda che il presidente di GastroTicino lascia in sospeso. Ed è la grossa incognita che mina l’estensione del progetto a bar e ristoratori. A meno che non si vogliano trasportare solo scarpe e vestiti.

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