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Al ristorante con le restrizioni? «I clienti sono stufi»

CANTONEAl ristorante con le restrizioni? «I clienti sono stufi»

04.08.21 - 06:00
Il settore è confrontato con gli avventori che non vogliono più fornire i dati di contatto, «dicendo che sono vaccinati»
20min/Simon Glauser (immagine illustrativa)
Al ristorante con le restrizioni? «I clienti sono stufi»
Il settore è confrontato con gli avventori che non vogliono più fornire i dati di contatto, «dicendo che sono vaccinati»
Il presidente di GastroTicino: «I lavoratori della ristorazione fanno solo quello che devono fare ma vengono visti come i “cattivi”»

Al ristorante

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

BELLINZONA - Andare al ristorante tra restrizioni e l'obbligo di fornire i propri dati? Molti avventori non ne possono più e si rifiutano di rispettare tutte le disposizioni (o le rispettano con fatica). Una situazione, questa, che di recente ha messo all'erta le autorità sanitarie del Canton Berna: nell'ambito dell'attività di contact tracing è infatti stato constatato un numero «incredibilmente basso» di clienti registrati nei ristoranti, come riferito da 20 Minuten. Da qui la decisione di un giro di vite, con un incremento dei controlli e la minaccia d'introdurre ulteriori provvedimenti, come l'obbligo di certificato Covid.

Anche in Ticino attualmente si rileva, da parte degli avventori, una certa insofferenza per le restrizioni nei ristoranti. «Sono molti coloro che tendono a non voler più fornire i propri dati di contatto» afferma Massimo Suter, presidente di GastroTicino. E lo fanno con tanto di giustificazione: «C'è chi dice di essere vaccinato». Ma il provvedimento vale per tutti, vaccinati e non vaccinati.

E in generale, Suter osserva che gli avventori sempre più spesso tendono a ignorare le misure ancora valide nei ristoranti, per esempio l'obbligo, nei luoghi chiusi, di consumare stando seduti o d'indossare la mascherina quando si gira tra i tavoli.

La paura del certificato Covid - Una situazione in cui poi ci vanno di mezzo i lavoratori della ristorazione, «che fanno soltanto quello che devono fare ma vengono visti come i “cattivi”» sottolinea ancora il presidente di GastroTicino. La speranza è che quindi per il settore non si renda mai necessaria l'introduzione dell'obbligo di certificato Covid, come avviene per esempio in Italia: «Lo temiamo a livello organizzativo e di messa in pratica, perché se già ora risulta difficile raccogliere i dati di una persona per gruppo, non oso immaginare se tutti dovessero presentare il loro documento per poter entrare».

Le misura attuali - Le misure anti-coronavirus sono in continua evoluzione, anche nei ristoranti. Prima dello scorso 26 giugno, la raccolta dei dati di contatto era obbligatoria sia negli spazi esterni sia in quelli interni della ristorazione, per ogni cliente. Con gli ultimi allentamenti, la misura è poi stata limitata ai tavoli al chiuso ed è richiesta per una persona per gruppo di ospiti. Col maltempo che da diverse settimane imperversa anche sul Ticino, mangiare all'interno dei ristoranti è quasi d'obbligo. E quindi anche confrontarsi coi provvedimenti in vigore.

Norme rispettate - In generale, come ci fa sapere la polizia cantonale, «dalle verifiche effettuate la maggior parte degli esercenti rispetta le normative in vigore». Dall'inizio dell'anno, il Servizio autorizzazioni, commercio e giochi, ha proceduto all'ispezione di 256 esercizi pubblici, denunciando 19 casi al Ministero pubblico per il non rispetto di differenti punti delle ordinanze Covid.

Anche in Ticino si osserva comunque una criticità legata alla registrazione dei dati di contatto: «È stato riscontrato - ci dice il capitano Elia Arrigoni a capo del Servizio autorizzazioni, commercio e giochi - che risulta difficile il controllo da parte del personale». Non mancano pertanto casi in cui i dati risultano essere incompleti o non corretti. Da una parte «il personale di servizio non ha il tempo per controllare i dati», dall'altra «non sempre è possibile fare affidamento sulla responsabilità individuale da parte degli avventori».

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