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Maxi schermi censurati dal coronavirus, decisivo il limite delle 300 persone

CANTONEMaxi schermi censurati dal coronavirus, decisivo il limite delle 300 persone

08.06.21 - 06:00
Comandano le regole anti Covid. Troppi gli aspetti da controllare. E le Città gettano la spugna. Il video tra la gente.
Foto di Davide Giordano
Maxi schermi censurati dal coronavirus, decisivo il limite delle 300 persone
Comandano le regole anti Covid. Troppi gli aspetti da controllare. E le Città gettano la spugna. Il video tra la gente.
Da Lugano a Bellinzona, da Mendrisio a Locarno. Il campionato europeo di calcio non si guarderà nelle piazze. Anche se sulle rive del Verbano si spera ancora.

LUGANO - Niente maxi schermi per vedere gli Europei di calcio. Nelle principali località della Svizzera italiana, la musica sarà probabilmente la stessa: si vogliono evitare problemi legati a potenziali eccessivi assembramenti. A dettare legge è ancora il Covid-19, con le relative misure di restrizione. L'occhio di Tio/20 Minuti si è recato tra la gente per capire come si vive questa (ennesima) rinuncia forzata. Le reazioni sono state tra le più disparate: da chi si è dichiarato dispiaciuto a chi si è messo a cantare cori da stadio, passando da chi ha manifestato un "per me il calcio potrebbe anche non esistere".

«Non puoi impedire alla gente di festeggiare» – Il conto alla rovescia è partito. Venerdì 11 giugno scatterà il campionato europeo di calcio. Ma i match non si guarderanno, come accadeva di solito, nelle piazze. Come si è arrivati a gettare la spugna? «Il limite attuale legato alle 300 persone – dice Roberto Badaracco, capo del Dicastero cultura, sport ed eventi di Lugano – ha un peso. Come fai a controllare e a evitare che non ce ne siano di più? E come fai a impedire alla gente di festeggiare, se segna la squadra del cuore? La scelta è stata dolorosa, ma abbiamo deciso di agire con coscienza». 

Logistica e tempi ristretti – Si "piange" anche nella Capitale. Renato Bison, capo del dicastero educazione, cultura, giovani e socialità di Bellinzona, è categorico: «Sia il Comune, sia i privati hanno rinunciato ai maxi schermi. Soprattutto a causa della logistica e dei tempi ristretti. Con le condizioni attuali, bisognerebbe fare entrare solo un determinato numero di persone ed escluderne tante altre. E poi questa gente dovrebbe stare seduta. Sarebbe ingestibile. Peccato per il clima di festa che di solito si crea attorno a questi eventi. Magari a beneficiare di questa situazione saranno gli esercenti. Chi ha un ristorante, con i dovuti posti a sedere ha una bella possibilità di fare affari probabilmente. Andranno, comunque, rispettate le direttive anti Covid in maniera ferrea». 

«Troppe cose da controllare» – Si torna nel Sottoceneri. E la sensazione di rassegnazione di fronte all'evidenza è la medesima. A Mendrisio il tradizionale appuntamento presso Piazzale alla Valle non ci sarà. «Questi eventi – sostiene Paolo Danielli, capo del dicastero sport e tempo libero – generano entusiasmo. E l'entusiasmo porta al contatto fisico. Per noi come autorità sarebbe troppo difficoltoso contenere i rischi, dovremmo controllare troppe cose. Siamo i primi a non essere contenti di questa cosa. Ma va accettata. Ci rifaremo col cinema nel corso dell'estate».  

Dita incrociate a Locarno – Gli appassionati delle feste calcistiche in piazza sperano in Locarno. Dove sembra esserci ancora qualche speranza. In particolare pensando alla seconda fase del torneo, quella dopo i gironi. Realistico? Il sindaco Alain Scherrer non si sbilancia. «Ci sarebbero un paio di proposte in bilico – ammette – . Il Municipio prenderà una decisione a breve».

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