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CANTONEL'anno più duro della scuola: «Decisivo farlo in presenza»

26.05.21 - 06:00
Con oltre 100mila genitori coinvolti nel progetto educativo, la pressione durante la pandemia è stata enorme
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L'anno più duro della scuola: «Decisivo farlo in presenza»
Con oltre 100mila genitori coinvolti nel progetto educativo, la pressione durante la pandemia è stata enorme
Ma il sistema scolastico sembra aver retto bene alle insidie del Covid. E il direttore del DECS Manuele Bertoli si dice soddisfatto

BELLINZONA - Dalla direzione di Unitas, l’associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana, alla presidenza del Governo ticinese, carica che è tornato ad assumere lo scorso 5 maggio per la terza volta da quando è stato eletto nel 2011. Manuele Bertoli è un politico che difende fermamente i suoi ideali, anche nei momenti ad alto rischio. Questo anno scolastico che volge al termine ha premiato la sua tenacia.

Presidente Bertoli, è soddisfatto?
«Molto, perché averlo potuto tenere completamente in presenza è stato un importantissimo risultato. Questo malgrado le resistenze iniziali di qualcuno, quando c’è stato anche chi aveva chiesto le mie dimissioni. Le mascherine, le quarantene e tutte le complicazioni del caso sono state gestite bene».

Le statistiche indicano che gli alunni hanno rispettato le misure di prevenzione, tanto da risultare più sani rispetto al passato. Qual è il suo punto di vista?
«Gli allievi si sono comportati complessivamente molto bene, come hanno fatto un grande lavoro docenti e dirigenti scolastici. Questo credo testimoni che quando una situazione oggettivamente complicata viene presa sul serio da tutti, si riesce a gestirla».

Cosa ha comportato l’uso costante della mascherina degli insegnanti per lo sviluppo di competenze comunicative e sociali?
«È senz’altro stata e lo è ancora (spero per poco) una limitazione, ma non avevamo alternative».

A partire dal lockdown il corpo docenti è stato confrontato con l’utilizzo delle nuove tecnologie, in particolare Moodle e MSTeams. Queste modalità comunicative verranno implementate anche a scuola?
«Sì, ma in maniera complementare alla didattica in presenza, perché possono essere un plusvalore se ben utilizzate».

Esistono degli studi relativi alle competenze disciplinari e trasversali che sono state acquisite o meno nel periodo a distanza?
«Sono stati fatti degli approfondimenti che hanno delineato una realtà in chiaroscuro. Per questo era determinante insistere sulla scuola in presenza, che non potrà mai essere sostituita da quella a distanza».

Gli insegnanti sono sempre stati esposti al rischio di contagio durante un anno scolastico in presenza. Ha preso in considerazione di concedere loro una corsia preferenziale per farsi vaccinare in anticipo come è stato il caso per medici e infermieri?
«Ne abbiamo discusso in Governo, che ha deciso per priorità di rischio che non contemplassero le categorie professionali al di fuori da quelle citate. Le assenze dei docenti sono comunque rimaste in linea con gli anni precedenti, dato che dal mio punto di vista è senz’altro incoraggiante».

La vicenda del docente licenziato con effetto immediato per i gravi fatti alle scuole medie di Locarno 1 è stata pesante e il Decs, unitamente al Consiglio di Stato, ha reagito con fermezza.
«È una triste storia, non credo sia più tempo di commentarla ulteriormente».

Cosa si propone nel suo mandato di presidente del Consiglio di Stato per la scuola e per il Ticino?
«Dobbiamo uscire dalla pandemia, dobbiamo farlo tutti assieme con minori danni possibili e cominciare a guardare al futuro con più positività».

La quarantena ha toccato il 5% delle classi
Sono 164 le classi di ogni ordine scolastico pubblico ticinese messe in quarantena dall’inizio di questo anno scolastico a titolo precauzionale dopo la verifica di uno o più contagi. L’aggiornamento ufficiale del Decs è del 24 maggio 2021. Marzo è stato il mese con i maggiori provvedimenti, sempre decisi dall’Ufficio del medico cantonale: 45 le classi in quarantena. La curva dei contagi è poi tornata a scendere in aprile e maggio. Per meglio comprendere la portata del fenomeno va detto che la scuola pubblica ticinese annovera circa 3.000 sezioni frequentate da oltre 51’000 allievi. La misura precauzionale ha dunque coinvolto poco più del 5 per cento del totale delle classi. Da segnalare inoltre la messa in quarantena di quattro istituti scolastici, in tempi diversi uno dall’altro. Un andamento complessivamente positivo che conferma la bontà della scelta di mantenere la scuola in presenza seppur nel rispetto dei piani di protezione, preparati e adeguati in corso d’opera seguendo le periodiche indicazioni federali.

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