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CANTONEMicrobi magici made in Val di Blenio, una soluzione all’inquinamento

18.05.21 - 06:00
Scoperti dalla SUPSI dei batteri acquiferi che assorbono e neutralizzano metalli tossici.
SUPSI
Microbi magici made in Val di Blenio, una soluzione all’inquinamento
Scoperti dalla SUPSI dei batteri acquiferi che assorbono e neutralizzano metalli tossici.
L'interesse del progetto di ricerca, oltre che ambientale, sarebbe anche economico, perché i materiali preziosi possono poi essere recuperati.

LUGANO/BLENIO - Una sorgente dalle acque turchese vivo. Una possibile rivoluzione scientifica in campo ambientale, e tutta ticinese. Viene infatti dalla Val Camadra, non lontano da Olivone, la scoperta frutto di una ricerca condotta dalla SUPSI: in una sorgente sono stati individuati dei microrganismi che assorbono metalli tossici per l’ambiente. E che potrebbero quindi aiutare a ripulire i corsi d’acqua. 

Supermicrobi - Questi batteri, spiega il ricercatore del Laboratorio di Microbiologia della SUPSI Antoine Buetti, sono stati identificati grazie alle nuove tecnologie di sequenziamento del DNA e della bioinformatica. Si tratta di organismi che sopravvivono e proliferano in acque nelle quali sostanze come rame, litio e manganese sono presenti in maniera del tutto naturale, perché derivanti dalle rocce. Non è però così nei corsi d’acqua inquinati, che vengono contaminati dall’industria. Un problema che tocca il mondo intero, e al quale i batteri bleniesi potrebbero apportare una parte di soluzione.

Concretamente - Le possibili strade da seguire sarebbero due, chiarisce Buetti: «Si potrebbe introdurre i microbi risananti direttamente negli ambienti inquinati, oppure prelevare l’acqua viziata e trattarla con i microrganismi prima di reimmetterla nell’ambiente». 

Anche di interesse economico - Questi metalli, che rimangono di valore, non andrebbero inoltre buttati: «Si possono estrarre direttamente da questi batteri, che li accumulano dentro di loro, quindi il progetto ha un’attrattività, oltre che sul piano ambientale, anche su quello economico», conclude Buetti.

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