Il presidente del Governo si esprime sulle decisioni del Consiglio federale e i “timidi” allentamenti previsti in marzo
«La Lombardia ha un’evoluzione simile alla nostra, eppure lì si può andare a bere il caffè e a pranzare al ristorante. Così è meno comprensibile».
BELLINZONA - «Se pensiamo alle richieste della società e di alcuni settori, ci sono andati leggeri sugli allentamenti». È questo il commento a caldo del consigliere di Stato Norman Gobbi, a margine della conferenza stampa del consiglio federale. Se le decisioni sono positive per i commerci e per i giovani, «per la vita sociale e gli esercenti diventa più difficile sostenere una situazione di questo tipo, a fronte di un'evoluzione positiva a livello di contagi e ospedalizzazioni».
Le proposte di Berna per gli allentamenti di marzo resteranno in consultazione fino al 24 febbraio. Ma stando al presidente del Consiglio di Stato, i cantoni sono allineati nella loro visione della situazione. «Venerdì scorso abbiamo avuto la riunione del Comitato direttivo della Conferenza dei governi cantonali, da cui sono emerse voci critiche nei confronti di questo approccio molto prudente, considerata l’evoluzione epidemiologica e la campagna di vaccinazione che ha consentito di mettere al sicuro i più fragili». E se il Governo si fa portavoce della voce della sua popolazione, «dal punto di vista del cittadino è meno comprensibile un prolungamento delle limitazioni alla libertà».
Ma Alain Berset ha già indicato oggi che non è previsto un approccio differenziato per cantoni, perché le varianti del Covid-19 interessano l'intero territorio e anche per «evitare che poi ci si sposti nelle regioni in cui c'è più liberta». Cosa rispondere, allora, alla consultazione di Berna? «Chiederemo di considerare questa evoluzione favorevole della situazione epidemiologica e una differenza di realtà lungo il confine - aggiunge Gobbi -. La Lombardia ha un’evoluzione simile alla nostra, eppure lì si può andare a bere il caffè e a pranzare al ristorante». Stessa situazione, eppure maggiore libertà a pochi chilometri da noi. «Se le misure devono essere supportabili e sopportabili da parte del cittadino, in Ticino in questo momento abbiamo un problema».
Il Governo ticinese a inizio febbraio aveva chiesto a Berna di introdurre limitazioni alla frontiera per contenere la mobilità non essenziale da e per l'Italia, in particolare per fare la spesa o per andare al ristorante. «La nostra lettera è ancora senza risposta - conclude il presidente del Consiglio di Stato -. Ed è evidente che andare dall'altra parte del confine non può essere fatto senza le premunizioni necessarie. Inoltre, tenendo conto di quanto fanno i nostri vicini sui controlli del traffico di transito, segnaleremo all'autorità federale una necessità di intervento per allinearsi con i nostri colleghi austriaci».