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CANTONELe lingue passe-partout per un lavoro... ma non sempre

18.01.21 - 06:00
Tra competenze professionali e conoscenze linguistiche, l'esperta spiega cosa conta di più nel trovare impiego
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Le lingue passe-partout per un lavoro... ma non sempre
Tra competenze professionali e conoscenze linguistiche, l'esperta spiega cosa conta di più nel trovare impiego
Masticare più idiomi, secondo Patrizia Waschuth, non arricchisce solo il curriculum ma aumenta anche l'autostima e l'apertura mentale

LUGANO - Patrizia Waschuth, esperta di mediazione linguistica da oltre 20 anni e perfettamente fluente in 4 lingue scritte e parlate – italiano, tedesco, francese e inglese – ci racconta qual è l’orientamento dominante delle aziende quando si trovano di fronte al difficile compito di valutare i candidati in previsione di nuove assunzioni.

Quanto sono importanti le lingue per trovare lavoro?
«Sicuramente non è possibile fare un discorso generico, dipende dal tipo di azienda. Se si tratta di un’impresa con una certa dimensione e che ha numerosi contatti con l’estero o che, nel caso specifico della Svizzera, opera nelle diverse aree linguistiche, certamente il plurilinguismo di un candidato si presenta come un valore aggiunto importante che viene fortemente considerato tra i criteri di assunzione. Dall’altra parte, le realtà più piccole che puntano a un consolidamento più strettamente locale, avranno un’esigenza minore in questo senso, anche se la conoscenza dell’inglese tende ad essere un imperativo nella stragrande maggioranza dei casi».

Le lingue possono pesare più delle altre competenze?
«Anche in questo caso dipende dal tipo di lavoro per il quale ci si applica. Ovviamente, se si tratta di un ruolo di responsabilità interno ad un’azienda o che richiede qualifiche specifiche frutto di anni di studio per poter essere svolto, il criterio linguistico, pur restando importante, passa in secondo piano nella valutazione di un candidato». 

Per quale motivo?
«Questo accade poiché, anche qualora fossero previsti programmi di formazione interna per i dipendenti, per certe posizioni di alto livello non costituirebbero comunque una compensazione sufficiente all’assenza degli studi universitari. In questo caso, quindi, per un’impresa è molto più efficiente, anche in termini di risorse, puntare sulle competenze professionali comprovate da relative qualifiche conseguite esternamente e, eventualmente, investire nell’offerta di corsi di lingua per il candidato scelto».

Per le posizioni lavorative che non impongono qualifiche, invece?
«In questo caso si potrebbe fare un discorso inverso, anche se tengo a precisare che non è possibile generalizzare tutte le situazioni. Tuttavia, la tendenza è che a questo livello le conoscenze linguistiche pesino molto di più come criterio di selezione, andando talvolta a superare quello delle altre competenze professionali richieste».

Perché?
«Il motivo è che un’azienda, in questi casi, può istruire i propri dipendenti alle mansioni da svolgere attraverso l’offerta di programmi di formazione, se previsti. Questo significa che diventa più efficiente investire sulla persona per ottimizzarne il lavoro o colmarne le lacune che non finanziarne l’apprendimento di nuovi idiomi. Tutto questo nella considerazione che migliorare o imparare una lingua da zero e raggiungerne sufficiente padronanza scritta e parlata non è qualcosa di immediato: richiede molto tempo, pratica e costanza, oltre a non garantire un risultato prevedibile e in tempi prestabiliti, in quanto può variare in base alla dedizione e alla predisposizione personale».

 

Un percorso di crescita che va al di là delle parole
Imparare nuovi idiomi non implica semplicemente la memorizzazione di vocaboli e l’acquisizione della capacità di dialogare con persone straniere, ma significa anche svelare e capire in profondità le diverse realtà culturali che li circondano. «Quando si studia una lingua è come fare un vero e proprio percorso all’interno della stessa che ci insegna anche a conoscere il nostro interlocutore inserito nel suo contesto culturale», afferma Patrizia Waschuth. In tal senso, i vantaggi sono molteplici e non solo per arricchimento del proprio curriulum vitae: «Aumento dell’autostima, apertura mentale, stimoli alla conoscenza e capacità di sapersi avvicinare a modi di pensare anche molto diversi dai nostri, sono i principali benefici personali che derivano dallo studio di una lingua straniera e che, si costituiscono anche come plus importanti nelle relazioni e nel lavoro», conclude l’esperta.

 

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