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CANTONEIl Ticino torna a scuola, «ma le lacune non mancano»

10.08.20 - 15:30
Il SISA prende posizione: per una scuola davvero normale occorre annullare le disparità e introdurre misure di sostegno.
Keystone
Il Ticino torna a scuola, «ma le lacune non mancano»
Il SISA prende posizione: per una scuola davvero normale occorre annullare le disparità e introdurre misure di sostegno.

BELLINZONA - Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha preso atto «con relativa soddisfazione» dell’odierna decisione del Consiglio di Stato relativa al rientro scolastico, grazie alla quale le studentesse e gli studenti ticinesi potranno tornare sui propri banchi per frequentare una scuola di nuovo “normale”. I mesi di insegnamento a distanza sperimentati nel secondo semestre dello scorso anno scolastico hanno infatti dimostrato, per il SISA, le «importanti criticità» della scuola “da casa”: isolamento sociale, disparità nell’accesso alla rete e ai contenuti didattici e accentuazione delle diversità nei ritmi di apprendimento. Un ritorno alla “normalità” (pur con i dovuti accorgimenti igienici e di distanza sociale) non può quindi che rallegrare il sindacato studentesco.

Mascherine gratuite - Nei piani illustrati oggi a Bellinzona non mancano però alcune lacune. «Lacune che - precisa il Sindacato - non vertono sulle valutazioni sanitarie formulate dagli esperti, bensì su alcuni provvedimenti di tipo finanziario e scolastico (non) stabiliti dall’autorità cantonale». In primo luogo, il SISA constata come il DECS, pur non escludendo l’obbligo della mascherina per alcuni istituti e alcune classi delle scuole post-obbligatorie, non abbia ancora previsto la distribuzione gratuita di mascherine agli studenti che fossero costretti a indossarla o che volessero farlo per la propria sicurezza. «Considerando l’impatto di una tale spesa sull’arco di un semestre (o di un intero anno scolastico), riteniamo cruciale che lo Stato garantisca la tutela della salute degli studenti, dei docenti e dei loro familiari distribuendo gratuitamente delle mascherine riutilizzabili a tutti coloro che ne avessero bisogno», si legge sulla presa di posizione del sindacato.

Sostegno agli studenti in difficoltà - In secondo luogo, il SISA si dice stupito nel constatare come il Dipartimento non abbia ancora previsto delle ulteriori forme di sostegno scolastico agli studenti in difficoltà: oltre agli sconti sui corsi di recupero estivi - «peraltro subappaltati ad associazioni private e non garantiti su tutto il territorio» - non sono infatti state previste particolari misure di accompagnamento durante l’anno scolastico per colmare le eventuali lacune formative dovute al periodo di scuola a distanza. In questo senso, viene ribadita la necessità di introdurre corsi di recupero e doposcuola pubblici, gratuiti e di qualità in tutti gli ordini scolastici per tutta la durata del prossimo anno scolastico.

Alleggerire la selezione - Gli strumenti di selezione attualmente in vigore nelle scuole post-obbligatorie andrebbero inoltre nuovamente alleggeriti, onde evitare che “l’onda lunga” della scuola a distanza accentui ulteriormente le disparità sociali fra gli allievi: il limite alle bocciature nelle scuole post-obbligatorie (licei e scuole professionali) non può essere reintrodotto senza penalizzare maggiormente chi ha avuto maggiori difficoltà a seguire le lezioni a distanza dello scorso semestre, a causa di un ambiente familiare difficile, dell’assenza di spazi non adatti allo studio dei mezzi necessari a consultare il materiale, ecc.

Spazi e risorse insufficienti - Il SISA tiene infine a rimarcare come la pandemia da COVID-19 e di riflesso l’odierna decisione governativa abbiano messo a nudo varie fragilità della scuola ticinese, confrontata con spazi e risorse insufficienti ad adempiere compiutamente alla propria funzione. «Una riduzione del numero di allievi per classe, un ammodernamento dell’infrastruttura scolastica, l’introduzione strutturale di misure di sostegno scolastico come corsi di recupero e doposcuola si rivelano oggi più che mai necessarie non solo per migliorare la qualità e la democraticità dell’insegnamento, ma anche per far fronte a una possibile recrudescenza della crisi sanitaria».

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