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CANTONETurismo interno e telelavoro spingono il commercio al dettaglio

04.08.20 - 21:22
Non è solo la parziale chiusura delle frontiere ad aver fatto aumentare la cifra d'affari dei negozi alimentari.
Ti Press
Turismo interno e telelavoro spingono il commercio al dettaglio
Non è solo la parziale chiusura delle frontiere ad aver fatto aumentare la cifra d'affari dei negozi alimentari.
Il portavoce di Coop: «Anche con la fine del lockdown la domanda si è stabilizzata a un livello elevato».

LUGANO - Più turismo interno, più lavoro da casa e meno turismo degli acquisti. Risultato? Un significativo aumento della cifra d'affari nel settore del commercio al dettaglio. Soprattutto in Ticino, dove i tre fattori sono stati ancora più importanti rispetto al resto della Svizzera.

Fra le (poche) aziende che negli ultimi mesi hanno assistito a un andamento positivo delle vendite c'è Coop, come confermato dal portavoce Mirko Stoppa ai microfoni di Radio Ticino: «Nel settore alimentare la domanda è salita alle stelle lo scorso marzo, ora si è stabilizzata a un livello elevato». E anche per il segmento non alimentare, terminato il lockdown le vendite «sono salite di livello».

Oltre al calo del turismo degli acquisti dovuto al blocco parziale delle frontiere, confermato già qualche settimana fa da Migros e attestato pure da Credit Suisse (vedi box), decisiva per il commercio al dettaglio ticinese è stata pure la scelta fatta da molti di trascorrere le vacanze a sud delle Alpi. Un rapporto causa-effetto riscontrato da Coop ma anche da Aldi, che conferma una crescita particolarmente elevata nelle regioni di confine di Ticino e Svizzera orientale. Per quanto riguarda Migros, invece, non è stata confermata questa tendenza lungo il confine cantonale, ma solo sulla frontiera della Svizzera romanda.

Per quanto riguarda il lavoro da casa, il fatto di non ricorrere a mense aziendali o pranzi in bar e ristoranti ha certamente un impatto. La gente ha dovuto provvedere da sé, più che nel periodo pre-pandemia, alla preparazione dei pasti.

Due miliardi in meno all'estero - Stando a una stima di Credit Suisse, basandosi sulle transazioni delle carte di debito e tenendo conto del fatto che oltre confine si paga maggiormente con carte di credito e contanti, gli svizzeri hanno speso circa 2 miliardi di franchi in meno all'estero a causa del parziale blocco delle frontiere durato quasi 13 settimane, fra metà marzo e metà giugno. L'anno scorso gli abitanti della Confederazione hanno comprato oltre frontiera per circa 8 miliardi di franchi.

 

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