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CANTONESi amano, ma il confine li separa. Sale la tensione: «Non siamo bestie»

14.05.20 - 18:25
Su Facebook impazzano le polemiche. Circa 500 iscritti a un gruppo dedicato alle coppie transfrontaliere.
Ti-Press
Si amano, ma il confine li separa. Sale la tensione: «Non siamo bestie»
Su Facebook impazzano le polemiche. Circa 500 iscritti a un gruppo dedicato alle coppie transfrontaliere.
Amore post Covid-19: Germania, Austria e Francia prossimamente "si aprono" alla Svizzera. Per quanto riguarda l'Italia, invece, si brancola nel buio.

Quasi come nei tempi di guerra. Dalle parti della dogana di Chiasso, al confine tra Svizzera e Italia, c'è uno sputo di terra che qualcuno ha simpaticamente ribattezzato "zona franca dell'amore". Pochi metri in cui le coppie transfrontaliere si possono incontrare. Perché il Covid-19 ha separato, e sta ancora separando, persone residenti nei due diversi Stati che, pur non essendo sposate, sono legate da un sentimento amoroso.

Delusione sui social – Una soluzione, quella della "zona franca", che sembra non bastare più. Lo si intuisce dal numero crescente di iscritti a un gruppo Facebook dedicato proprio alle coppie a cavallo tra Svizzera e Italia. Si parla addirittura di una possibile rivolta in dogana. Circa 500 gli iscritti alla pagina che porta un nome esplicito: "Coppie Italia–Svizzera... E non solo". 

Oltre due mesi lontani – Mentre Berna annuncia come le dogane con Germania, Austria e Francia prossimamente subiranno un ulteriore allentamento, per quanto riguarda i rapporti tra la Confederazione e l'Italia si brancola nel buio. «I sentimenti non si calpestano – racconta un ticinese che non vede la propria fidanzata italiana dallo scorso 8 marzo –. Dopo oltre due mesi in cui abbiamo rispettato le regole emanate dalle autorità, sfociate comunque in un calo netto di contagi e decessi, pretendiamo più rispetto. Non è perché non siamo sposati che valiamo di meno». 

La "zona" che non piace – Ansia e delusione anche da parte di un altro ticinese, più o meno sulla stessa barca. «Io nella "zona franca" italo-svizzera non ci vado. È un'umiliazione. Cosa dovrei fare? Stare a parlare con la mia ragazza sotto gli occhi dei doganieri? Ho ancora un po' di dignità». 

Una situazione logorante – Una ragazza del Comasco, contattata sempre da Tio/20Minuti, è altrettanto scoraggiata. «È logorante. Si pensava che con le aperture economiche si potessero prendere in considerazione anche questi aspetti. Invece no. È vergognoso. L'economia conta più dell'amore? Che colpa ne abbiamo se io e il mio ragazzo ci siamo innamorati e viviamo in nazioni diverse? La politica intervenga. Non siamo bestie».

L'idea – La giovane aggiunge: «Perché non introdurre l'obbligo di sottoporsi a un tampone, in modo che in dogana si possa esibire una certificazione valida e raggiungere la persona amata senza creare pericoli? Personalmente pagherei volentieri le spese di tasca mia. Il fatto è che nessuno sta proponendo soluzioni. E questa incertezza fa male». 

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