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MENDRISIO / NUOVA ZELANDA«Sono bloccata qui, ma per fortuna ho il “mio posto”»

31.03.20 - 07:53
Marta, 29enne del Mendrisiotto, si trova nel Canterbury e attualmente non sono previsti voli per rientrare in Svizzera.
Lettore Tio/20minuti - Marta
«Sono bloccata qui, ma per fortuna ho il “mio posto”»
Marta, 29enne del Mendrisiotto, si trova nel Canterbury e attualmente non sono previsti voli per rientrare in Svizzera.
«Qui con me ci sono due americani e due francesi. Siamo tutti sulla stessa barca».

CHRISTCHURCH - Aveva bisogno di evadere. Così ha lasciato il lavoro ed è partita per un viaggio on the road in Nuova Zelanda. Era il 2 febbraio quando è salita su un aereo, senza sapere che la situazione sarebbe stata stravolta dal coronavirus e il suo volo di rientro, previsto a fine aprile, sarebbe stato annullato. Lei è Marta, ha 29 anni, è momò, fa la fotografa come freelance e attualmente si trova nella regione del Canterbury, senza sapere quando riuscirà a tornare in Ticino.

In Nuova Zelanda il virus è arrivato dopo rispetto all’Europa. Il 19 marzo c’erano 28 contagiati, «tutti importati da persone provenienti dall’estero». In quella data il governo ha quindi deciso di vietare l’ingresso nel Paese ai non residenti. E dal 25 marzo è entrato in vigore un lockdown, previsto per (almeno) un mese.

«Qui la situazione è degenerata solo qualche giorno fa - racconta Marta -. Io ho sempre cercato di tenermi aggiornata sulla situazione in Europa e in Svizzera. Anche se viaggiando da sola e con uno stile di vita basato sul free-camping, in luoghi piuttosto remoti, non sempre avevo accesso a Internet. Quando ho letto l’appello del DFAE a rientrare in Svizzera, il mio volo è stato cancellato».

Marta tenta di contattare la compagnia aerea e l’ambasciata a Wellington, ma le linee sono ovviamente intasate. Scarica l’app del DFAE Travel Admin. «Ma per il momento organizzano voli di rimpatrio solo dal sud America. Mi hanno scritto che sanno che ci sono cittadini svizzeri bloccati qui e stanno valutando se organizzare dei voli charter». Il Dipartimento federale degli affari esteri spiega infatti che «lo sforzo richiesto per organizzare i voli di recupero è notevole e l’operazione ha successo solo se tutte le autorità coinvolte nel Paese di partenza e in Svizzera lavorano insieme in modo non burocratico, creativo e orientato alla soluzione».

Marta racconta di molti giovani provenienti da diverse parti del mondo che ora si trovano in difficoltà. Campeggi e ostelli sono stati chiusi e i pochi voli che vengono operati hanno un costo esorbitante. «Io sono fortunata. Il mio visto turistico non scade e ho trovato un posto dove stare. Ora mi trovo nella regione del Canterbury e lavoro come wwofer (il WorldWide Opportunities on Organic Farm è un movimento mondiale che mette in relazione volontari e progetti rurali naturali per una comunità globale sostenibile, ndr.) in un’azienda vinicola a conduzione familiare».

Marta si trova in compagnia di due americani e due francesi. «Siamo tutti nella stessa situazione. Ci siamo confinati in questa proprietà di campagna e passiamo le giornate a cielo aperto, lavorando nei campi o in vigna. Siamo fortunati. Seguiamo le direttive locali, non usciamo dal vigneto e abbiamo scelto uno di noi che una volta alla settimana va a fare la spesa. Farò rientro a casa quando sarà possibile».

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