Una ticinese racconta la sua esperienza. «Ora, dopo 14 giorni, ho solo tosse. Ma sono stata fortunata».
Il messaggio alla popolazione: «È meglio stare in casa ora, piuttosto che non potere uscire mai più».
BELLINZONA - «Andrà tutto bene». Inizia così il messaggio arrivato alla redazione da parte di una ragazza ticinese. Parole di incoraggiamento simili a quelle condivise ogni giorno da tutti, soprattutto sui social, ma che lei è costretta a fare ancora più sue. Sara* ha infatti contratto il coronavirus e, quindici giorni dopo avere iniziato a stare male, vuole condividere la sua esperienza.
«È iniziato tutto due settimane fa. Avevo i piedi caldi, tremolio alle gambe, brividi. In piena notte la febbre è salita a 38.5, con mal di testa annesso. Il giorno seguente mi facevano male le ossa. La temperatura era ancora alta e la cefalea sempre presente». Il medico di famiglia decide di farle il tampone e l'esito del test è positivo. «Il quarto giorno si sono presentati nuovi sintomi. Affanno, ansia e stanchezza. Ma la febbre era sparita. Dal settimo giorno solo tosse e poco mal di testa».
Sara si è rinchiusa in casa, in quarantena. Con la paura di contagiare anche il marito e i bimbi. Ha preso il Dafalgan per la febbre e niente più. «Non ci sono farmaci. Io mi sono aiutata con i rimedi della nonna per la tosse: miele, limone e tisane. Con l'aggiunta di vitamine. Sono passati 14 giorni. Per fortuna la mia famiglia sta bene. E anche io mi sento meglio. Sono stata fortunata a non aggravarmi. Adesso ho solo tosse».
Il tempo passato a casa, consapevole di avere contratto il virus di cui tutto il mondo parla, l'ha cambiata. «Anche moralmente è davvero dura. Bisogna cercare di tenersi lontano dalle cose che succedono fuori e concentrarsi su se stessi. Mi sono resa conto di quanto siano preziosi abbracci e baci. Ho tolto lo sguardo dal cellulare e ho osservato i miei bimbi nella loro quotidianità. Cose che prima davo per scontato».
Sara è grata agli amici che le stanno vicino «facendo la spesa, con lettere di incoraggiamento e piccoli gesti positivi». E si augura che la sua esperienza «possa essere utile alla gente per capire che è meglio stare in casa ora, piuttosto che non potere uscire mai più».
*nome di fantasia