Lettera al Governo da parte della Federazione Associazioni Femminili Ticino Plus
BELLINZONA - È l’ennesimo appello a chiudere momentaneamente le frontiere e le scuole che da diversi giorni arrivano, a intervalli regolari, all’indirizzo delle autorità cantonali. Oggi è il Comitato FAFTPlus, Federazione Associazioni Femminili Ticino Plus, ad avanzare la richiesta attraverso una lettera inviata al Consiglio di Stato.
Insomma parlano le donne, quelle che «per convenzione sociale» si fanno carico della cura e che a maggior ragione sentono la «responsabilità di richiamare ed esigere la priorità del diritto alla salute su ogni altro diritto e interesse».
Quindi diventa indispensabile in questi casi - fanno notare - «priorizzare il tema sanitario su quello economico». Fanno notare al Governo che gli «specialisti e le specialiste della medicina e della sanità hanno chiaramente espresso l’urgenza di limitare il contagio attraverso la chiusura delle scuole e delle frontiere».
Ritengono che non sia efficace continuare a tenere aperte le scuole con l’obiettivo di proteggere le persone anziane senza però modificare gli orari scolastici. «Gli stessi nonni - fanno notare - continuano ad occuparsi del pranzo e del doposcuola dei bambini e i bambini sono potenti portatori del virus. Le ultime notizie riportano che anche i giovanissimi possono essere colpiti duramente dal virus».
Critiche vengono espresse al ministro della salute federale, Alain Berset, «che trova normale esprimere ai media di non sentire la responsabilità di prendere decisioni sulle frontiere, così pregiudicando l’economia».
Le richieste delle donne sono quelle dunque di chiudere immediatamente le scuole e organizzare l’insegnamento in via telematica. Di adottare un provvedimento, da disegnare con attenzione e cautela, rivolto alla chiusura temporanea delle frontiere, concentrandosi su interventi mirati. Quindi sostenere economicamente le aziende (es. rinvio pagamenti delle tasse, aiuto al credito e alla liquidità di breve termine, e così via) per non pregiudicarne l’attività e danneggiare la forza lavoro; sostenere economicamente le famiglie che devono supplire al ruolo di custodia delle scuole. Inoltre chiedono di adottare misure #tuttiacasa da comunicare in modo preciso e serio alla popolazione, facendo appello alla responsabilità individuale per evitare la diffusione del virus in tempi troppo brevi e insostenibili. E infine di includere le donne nei processi decisionali. «È sconcertante - concludono - che non si sia ritenuto di chiamare le donne (tecniche e specialiste, che non mancano) al tavolo prima di prendere delle decisioni che hanno impatto immediato sulle condizioni di vita, professionale e privata, di tutta la popolazione».