I suoi dati personali condivisi in alcuni gruppi destinati all'aiuto/adozione di cani. Lei ora ha sporto denuncia
LOCARNO - Nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Una ragazza del Locarnese si è ritrovata, la scorsa settimana, inondata di segnalazioni. I suoi dati personali circolavano nei gruppi WhatsApp e su Facebook che si occupano di animali, prevalentemente di cani. E le informazioni su di lei, diffusesi a macchia d’olio, erano tutt’altro che positive.
Il messaggio - «Attenzione, sta cercando Pit» si intitola il messaggio. Subito sotto i dati della ticinese. «La signora oltre ad avere contatti con persone di nazionalità slava non è in possesso del patentino richiesto dalle autorità svizzere previsto per i possessori di razze molossoidi. Un pit le è stato portato via. Altri sono spariti». Un testo che è circolato su moltissimi gruppi di amanti degli animali, soprattutto italiani, destinati ad aiuti e adozioni. Con una serie di “inoltra”, il messaggio è arrivato anche alla veterinaria di cui la ticinese è cliente, che l’ha tempestivamente informata.
L’indirizzo completo - La ragazza è preoccupata: «Chiunque potrebbe venire a cercarmi a casa. Devo vivere nel terrore di trovarmi qualcuno fuori dalla porta?». Ci sono persone che quando si parla di animali non solo si dimostrano sensibili, ma a volte anche parecchio irritabili. «E se là fuori ci fosse ora qualche malintenzionato, alimentato da informazioni sul mio conto tra l’altro anche false?».
Preso e dato in affidamento - Notizie «false» sulle quali la ticinese dà la sua versione. E spiega di avere in passato preso un cane senza essere a conoscenza di quanto previsto dalla Legge sui cani. Per ottenere l’autorizzazione di detenzione di determinare razze, bisogna dimostrare qualità e conoscenze canine, documentare l’origine del cane e le sue condizioni di detenzione, e seguire regolarmente corsi di educazione canina. Nel nostro cantone c’è una “lista di 30 razze” (e relativi incroci) soggette a restrizioni. «Non avevo mai svolto questi corsi. Ho quindi deciso di dare il cane in affidamento a un’altra famiglia. Ma non mi è stato portato via. E non ho avuto nessun altro problema».
Dati riutilizzati per altri scopi - Ma come hanno fatto a entrare in possesso dei dati personali della donna? «Glieli ho forniti io. Ero interessata ad adottare un dalmata. Era anziano e volevo accoglierlo in famiglia». Non si spiega come successivamente sia accaduto qualcosa di diverso. «Il mio nome è stato infangato. Io lavoro come agente di sicurezza e non ho problemi né con la legge né con il veterinario cantonale».
Nomi e cognomi - Nel messaggio circolato su WhatsApp e Facebook si faceva riferimento a una “volontaria” che si sarebbe occupata del preaffido, anche in questo caso menzionando nome e cognome. Sui social è in seguito comparso il messaggio: «Ci sono stati dei post non autorizzati dove erroneamente viene citata come volontaria la signora X. Ci scusiamo con lei per l’accaduto in quanto estranea ai fatti». Sotto al post, in un commento, non si è fatta attendere la risposta della diretta interessata: «Parte comunque la denuncia, perché voi mettete la gente nei casini».
Anche la ticinese, dal canto suo, ha deciso di sporgere denuncia al ministero pubblico ticinese per diffamazione a mezzo di sistemi informatici.