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LAMONE«Maiali e galline per strada, il nostro tuffo nel passato»

10.02.20 - 06:01
Filippo Franchini, 29 anni, dottorando in statistica, racconta la sua missione in Laos per censire i gibboni con un drone acustico
Foto Franchini
Una marcia in mezzo alla foresta e alle risaie
Una marcia in mezzo alla foresta e alle risaie
«Maiali e galline per strada, il nostro tuffo nel passato»
Filippo Franchini, 29 anni, dottorando in statistica, racconta la sua missione in Laos per censire i gibboni con un drone acustico

LAMONE – Un’avventura nell’avventura. Era partito per il Laos, in Asia, con un particolare drone acustico. Innovativo. La sua missione, supportata da National Geographic, era quella di censire la popolazione dei gibboni, particolari scimmie in via d’estinzione. Filippo Franchini, 29 anni, dottorando in statistica in un’università scozzese, da questa esperienza torna incredibilmente arricchito. «Forse non con tutti i dati che cercavamo, ma con un sacco di aneddoti imprevisti». 

Dopo il volo, 600 chilometri in auto – Erano partiti in tre. Lui, suo fratello Federico, di tre anni più giovane. E poi David Borchers, 60 anni, docente di statistica. A casa era, invece, rimasto Franck Perruchoud (48), appassionato di droni che aveva avuto un ruolo importante nella fase tecnica. «Appena atterrati a Vientiane, capitale del Laos, ci siamo fatti 600 chilometri in auto. C’erano diversi posti di blocco sparsi ovunque. Ma noi potevamo passare, avendo permessi governativi».

Un tuffo nel passato – Fino ad arrivare nelle zone più selvagge. «Dove c’erano villaggi con case costruite in bamboo e con i maiali e le galline in giro per strada. Sembrava di fare un tuffo indietro di 200 anni». 

Le liane di Tarzan – Momenti fantastici che resteranno per sempre impressi nella mente di Filippo. «Abbiamo fatto decine di chilometri anche in canoa. La popolazione locale era gentile. Però andava molto a stima. Ti diceva che restavano 5 chilometri a piedi alla meta e poi in realtà ne mancavano il doppio. I terreni erano parecchio impervi. Si andava dalle foreste di bamboo a quella di palme, passando dalle risaie. A un certo punto dovevi aggrapparti alle liane come Tarzan. Per gli indigeni era tutto normale. Se ne andavano a spasso con sandali e pantaloncini». 

A mani nude sulle piante – Una volta arrivati nel cuore della foresta, arriva il momento di piazzare l’antenna del drone. Gli indigeni si arrampicano a mani nude sulle piante, raggiungendo altezze di 20 metri. «Attraverso il drone acustico avremmo dovuto captare i rumori prodotti dai gibboni. Il vero ostacolo era costituito dalla forte umidità. Qualcosa abbiamo comunque portato a casa. I dati saranno analizzati prossimamente. E siamo riusciti a constatare che questo tipo di drone può funzionare anche in un luogo remoto». 

Il cellulare solo per foto e musica – Filippo non dimenticherà mai i sorrisi degli indigeni. «Non hanno niente, ma sono sempre felici. Mi faceva sorridere il fatto che possedessero il telefonino, ma senza avere la carta sim. Lo usavano per ascoltare musica e per fare foto». 

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