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«Da piccolo vivevo in questa casa, poi sono arrivate le bombe»

LOCARNO«Da piccolo vivevo in questa casa, poi sono arrivate le bombe»

30.01.20 - 06:06
Da profugo di guerra a candidato al Municipio. Spicca la storia di Marko Antunovic, 36 anni, costretto a fuggire dalla guerra nell’ex Jugoslavia
TIO/20M/GIORDANO
«Da piccolo vivevo in questa casa, poi sono arrivate le bombe»
Da profugo di guerra a candidato al Municipio. Spicca la storia di Marko Antunovic, 36 anni, costretto a fuggire dalla guerra nell’ex Jugoslavia

LOCARNO – Da profugo di guerra a candidato al Municipio. Storia di Marko Antunovic, 36 anni, in lista per le elezioni comunali di Locarno. Origini croate, cresciuto in Bosnia, a soli 9 anni è stato costretto ad abbandonare la sua terra in seguito al conflitto bellico che tra il 1991 e il 2001 ha stravolto l’ex Jugoslavia. «Alla Svizzera devo tantissimo. E la politica mi permette di restituire qualcosa di quello che ho ricevuto». 

Fuoco e fiamme – Laureato in economia alla Supsi, attivo nel ramo delle assicurazioni, Marko ha già vissuto più di una legislatura come consigliere comunale. Ora tenta il grande salto. La sua è un’Odissea che incuriosisce. «Vedete, questa è la casa in cui ho trascorso la mia prima infanzia. O, almeno, quello che ne resta. Hanno bruciato e bombardato tutto».

Sradicato dai propri affetti – Marko ha gli occhi lucidi mentre mostra quell’immagine. Accanto a lui, c’è mamma Željka, 56 anni. «Sono orgogliosa di mio figlio», sussurra la donna. La famiglia Antunovic arriva in Ticino grazie a un aggancio di papà Anto, che gli permetterà di lavorare nella ristorazione. «Ricordo ancora quegli anni – riprende Marko –. Mi sentivo come strappato da ogni mio affetto. Sradicato completamente dal contesto in cui ero abituato a vivere». 

Via in fretta e furia – Il racconto di Marko si fa sempre più struggente. «Siamo scappati in fretta e furia dalla periferia di Odzak, città bosniaca in cui abitavamo. Le linee difensive stavano crollando. Non c’era tempo per nulla, bisognava solo correre via e salvarsi. Io, mia mamma, mia sorella e il mio fratellino. Con due sacchetti. Ho lasciato laggiù anche i miei giocattoli. Ci siamo mossi a piedi, in traghetto, con mezzi di fortuna, dormivamo nei bunker».

C’era una volta… – Eppure, il 36enne ha anche ricordi piacevoli della sua prima infanzia. «Ero un bambino sereno, in campagna. La mia vita era come quella che si può vivere in una favola. Crescevo sano, libero. Poi sono arrivate le bombe ed è cambiato tutto». 

Un passato da perdonare – Mamma Željka abbraccia suo figlio. E si commuove. «Sono stati anni durissimi – fa notare la donna –. La Svizzera è la nostra nuova casa. Sappiamo di essere stati fortunati». «In Bosnia abbiamo ancora parenti con cui siamo in contatto – aggiunge Marko –. Certe volte, magari di fronte alle domande delle mie due bambine, ripenso a quello che ho vissuto. È stato tutto intenso, tremendamente forte. Ma credo di avere definitivamente perdonato il mio passato. Ora conta solo il presente». 

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