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SEMENTINASolo fumo dopo un'inchiesta sulla canapa indoor durata 16 anni

10.01.20 - 06:02
L'ultimo procedimento penale aperto nel 2003 è finito con un decreto d'abbandono per prescrizione. La beffa subita dal coltivatore cui è stato negato il risarcimento per mezzo milione
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Solo fumo dopo un'inchiesta sulla canapa indoor durata 16 anni
L'ultimo procedimento penale aperto nel 2003 è finito con un decreto d'abbandono per prescrizione. La beffa subita dal coltivatore cui è stato negato il risarcimento per mezzo milione

SEMENTINA - Là dove c’era l’erba oggi, nonostante la tempesta giudiziaria, si coltiva ancora. L’attività economica è infatti sopravvissuta a quella che fu verosimilmente l’ultima operazione contro la canapa indoor. Correva il marzo 2003 quando un centinaio di agenti fecero irruzione in una piantagione di Sementina, sequestrarono migliaia di talee e sigillarono tutte serre. La distruzione di normali ortaggi e fiori, che erano la parte principale della produzione, fu il primo danno di un’incredibile odissea giudiziaria proseguita per 16 anni, fino allo scorso dicembre, quando la Camera dei reclami penali ha negato al proprietario dell’azienda ogni risarcimento. A suo favore non ha pesato il lungo tempo trascorso e neppure il decreto di abbandono firmato lo scorso anno dal procuratore pubblico Nicola Respini.

L'ultimo acuto - I protagonisti di allora sono oggi a riposo, a partire dal procuratore pubblico Antonio Perugini che di quella crociata fu il primo tenore… È in pensione anche il coltivatore che finì sotto la lente degli inquirenti. Agli occhi della magistratura incarnava l’ultimo ingranaggio di un meccanismo che nel decennio precedente aveva visto il fiorire di oltre 90 negozietti, i canapai dove venivano venduti i “sacchetti profumati”. Lui difficilmente dimentica i 29 giorni di carcerazione preventiva, i 90 giorni di condanna sospesa inflitta alla moglie, i soldi sequestrati per quasi tredici anni, il rischio fallimento per i crediti bloccati con le banche e il danno economico e morale quantificato in oltre mezzo milione di franchi. «L’inchiesta è finita in nulla dopo quasi sedici anni di graticola. A dicembre 2019, dopo il decreto d’abbandono di marzo, i giudici mi hanno negato ogni risarcimento perché con la mia attività avrei provocato l’apertura del procedimento...» racconta l’uomo a Tio/20Minuti.  

«Mi fecero marcire tutto» - «Avrei potuto ancora ricorrere al Tribunale federale ma ho lasciato perdere. Ho capito che anche a Losanna attorno alla canapa non tira aria favorevole» continua l’uomo. «Avevamo due ditte registrate, una che produceva piantine di cannabis, e l’altra fiori e ortaggi. Mi bloccarono entrambe le attività, sigillarono le serre per un mese facendo marcire tutto». Ma se dal letame nascono forse i fiori, nulla è di fatto sortito dall’ultima - tartarughesca - inchiesta giudiziaria del filone Canapa Indoor. «Dopo 15 anni è andato tutto in prescrizione» spiega il coltivatore.

«Era tutto alla luce del sole» - Su cosa abbia rallentato l’inchiesta il protagonista qualche idea ce l’ha e pure qualche sospetto che però non vuole rivangare: «Semplicemente non avevano prove contro di me. Avevamo creato una ditta che produceva talee, quando in Svizzera era proibito il commercio del fiore come stupefacente. Noi vendevamo solo piantine. Aggiungo anche che, a differenza dei canapai, io tenevo una piena contabilità della mia attività. Tutto avveniva alla luce del sole. Avevo anche assunto come amministratore della società un noto avvocato di Bellinzona...». Quest'ultimo non è mai stato interrogato dagli inquirenti, nonostante l’esplicita richiesta dell’avvocato Marco Broggini che ha assistito il coltivatore negli ultimi anni. 

L'avvocato: «Stato contraddittorio» - «Questo caso - sottolinea a mo’ di commento lo stesso Broggini - è emblematico, nel senso che fa ben capire la contraddittorietà, tanto per usare un eufemismo, dell’atteggiamento tenuto dallo Stato verso il prolificare del fenomeno canapa». All’epoca lo Stato aveva chiuso entrambi gli occhi su un settore dove a partire dai primi anni 90 e per più di un decennio fiorirono 90 canapai e innumerevoli coltivazioni . «In questa situazione rimproverare al mio cliente di aver causato l’apertura del procedimento penale a suo carico è semplicemente insostenibile».

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COMMENTI
 

Diablo 4 anni fa su tio
Questioni politiche semplicemente questioni politiche e tornaconto di qualcuno...ne piu ne meno......

Corri 4 anni fa su tio
Ovviamente giudici senza responsabilità. Votate ancora quelli politici che li mettano lì. E meglio avere giudici liberi senza partiti politici, la questione è tutto qui. Un referendum è stato portato al consiglio federale con più di 120’000 firmatari che si oppongono ad una giuridica Messi con dei partiti politici. In Ticino è stato lanciato una petizione, basta firmare questa e avremo giudici liberi dai partiti.

KilBill65 4 anni fa su tio
La vergogna e' che anche se hanno sbagliato queste persone, la magistratura ha aspettato 15 lunghi anni per poi un nulla a procedere?....Ma che giustizia e'?.....Per tutto questo tempo penso che forse visto il fatto, andrebbero risarcite….

Maxy70 4 anni fa su tio
Una vera pantomima, quella della canapa in Ticino. I parchi pubblici di tutta Italia erano disseminati dei “sacchetti profumati” ticinesi e i vecchi sentieri del contrabbando, come il “sen-té dal ris” sopra Vacallo, erano risorti a nuova vita, percorsi da improvvisati spalloni con lo zainetto pieno, non di “bionde”, ma di erbetta. Il tutto avveniva con buona pace di chi si preoccupava, o avrebbe dovuto occuparsi per man-dato, dell’immagine del Cantone! Non c’era la base legale (sic!), invece severissima nei con-fronti di chi posteggia di fretta per una commissione! Poi arrivò un’Autorità in grado di risolve-re la situazione. Meglio tardi che mai. Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto. Non si la-menti il “coltivatore” del racconto, di soldi ne ha comunque fatti abbastanza; avesse coltivato pomodori, carote e patate, avrebbe avuto meno fastidi!
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