Architetti in fuga dal Ticino. La storia di Chiara Bernasconi, 33enne di Novazzano, è il simbolo di un settore in affanno
NOVAZZANO/MILANO - Chi pensa che i giovani ticinesi siano “schizzinosi” sul lavoro dovrebbe incontrare Chiara Bernasconi. Magari sulla strada che fa ogni giorno da Novazzano a Milano: un'ora d'auto se va bene, in ufficio entra alle 9 ed esce alle 19. A casa la sera «faccio il giro del tavolo e vado a letto stravolta» racconta. Ma è contenta così. In Ticino – dice – non poteva fare il lavoro per cui ha studiato.
Frontaliera al contrario - Il settore degli architetti è sotto pressione nella Svizzera italiana. Complice la grande affluenza di professionisti da oltre confine, negli ultimi anni i salari sono crollati. Dumping e stage sottopagati; annunci di lavoro con requisito “residenza in Italia”, o la paga direttamente in euro. Così, non mancano gli architetti ticinesi che – a parità di retribuzione – sono disposti a fare il percorso all'inverso, e andare a lavorare in Italia.
«Ricerca impossibile» - Chiara, 33 anni e studi alla Supsi e all'Usi, ha iniziato a novembre. «Dopo anni di lavori saltuari e candidature andate a vuoto, ho provato a inviare il curriculum oltre confine. E ho trovato subito» racconta. Assunta in un grande studio d'architettura di Milano, paga: 1200 euro al mese. In Ticino, i salari dei neo-assunti in molti studi non sono molto diversi. «Almeno qui mi occupo di progetti di ampio respiro».
Milano attrattiva - Il capoluogo lombardo attirerà 13 miliardi di euro in investimenti immobiliari – si stima – nei prossimi dieci anni. Un mega-cantiere tra i più grandi d'Europa, in cui Chiara conta di fare esperienza per tornare un giorno in patria. Nel frattempo in Ticino le condizioni di lavoro potrebbero cambiare.
Il contratto collettivo - «Siamo in attesa che venga approvato il contratto collettivo per gli architetti. Uno strumento fondamentale senza il quale situazioni simili non stupiranno più nessuno» commenta il sindacalista Ocst Giorgio Fonio, che si occupa del settore e si dice «fiducioso». Manca solo il nullaosta da parte della Seco.