Lo sfogo della deputata Michela Ris, che invita i cittadini a ricorrere al car sharing e al telelavoro: «Nel 2020 con Alptransit le cose miglioreranno? Dipende da dove si abita»
ASCONA – «Non so cosa stia succedendo. In Ticino con l’auto non ti puoi più muovere. Strade e autostrade sono completamente paralizzate. Ovunque. Specialmente da Rivera in giù». Lo sfogo è quello di Michela Ris, municipale asconese e deputata in Gran Consiglio. E rispecchia l’umore di migliaia di altri ticinesi. Sì. Non se ne può davvero più. «E la situazione negli ultimi mesi è precipitata».
Lei parla in prima persona…
Settimana scorsa partendo alle 15 da Ascona, ho impiegato due ore e mezza per arrivare a Chiasso. Dovevo recarmi a Milano. Ci ho messo complessivamente quasi quattro ore.
Qual è il problema, secondo lei?
Il Ticino ha un livello di strade che è quello degli anni '60-'70 e i veicoli sono aumentati. Nel Locarnese, inoltre, paghiamo l’assenza di un collegamento autostradale.
C’è chi dà la colpa ai frontalieri. Cosa ne pensa?
I frontalieri che possono, cioè quelli che hanno lo stesso orario di lavoro dei colleghi, usino il car sharing. Condividano l’auto. Ma vale anche per i ticinesi.
Lei pratica il car sharing?
Io ho la fortuna di avere l’ufficio a cinque minuti da casa. Ma come politica sì, certo. Quando dobbiamo recarci a Bellinzona per le sedute parlamentari, io e altri colleghi del Locarnese andiamo con un’auto sola.
Da politica, qual è il suo sentimento?
Mi metto nei panni della gente. Non ti viene più voglia di uscire di casa. Arrivi in ufficio con i nervi a pezzi.
Beh, ci sarebbero i mezzi pubblici, o no?
Ma se i treni sono sempre stracolmi. E anche i bus sono inglobati del traffico. Arrivi comunque in ritardo a destinazione.
Dal 2020, con Alptransit completato, le cose miglioreranno?
Sarà potenziato il trasporto pubblico, i tempi si accorceranno. Però tutto dipende da dove uno vive. Se uno abita in una zona periferica e lavora in una zona altrettanto periferica dovrà cambiare più volte mezzo pubblico. Tanto vale.
Tornando a parlare di autostrade, c’è il cantiere di Grancia che è odiato da mezzo Ticino…
Mi faccio tante domande su quel cantiere. Non ci sarebbero altre modalità di operare? Purtroppo non ho le risposte. Ma è chiaro che quello è un punto cruciale. Da lì alla dogana ci metti un’ora. Non è normale.
Se poi ci si mette anche l’incidente…
La gente è stressata. Sta in auto nervosa, magari guarda per un attimo il telefonino, si distrae e va a tamponare chi sta davanti. È un circolo vizioso. Penso anche alle ditte che hanno operai col furgoncino. Otto ore di lavoro, di cui la metà spese nel traffico.
Non sarebbe ora di spingere di più il telelavoro?
Certo che sarebbe ora. Ma non per tutte le professioni è possibile lavorare da casa. E là dove si potrebbe, invece, ci sono ancora alcuni datori di lavoro che non ne vogliono sapere. Il concetto del telelavoro deve assolutamente essere considerato di più in Ticino, come già accade altrove.