La segnalazione di un lettore che denuncia la mancanza di privacy e la circolazione di dati. La polizia cantonale: «Utilizzate il buonsenso e fate attenzione su Internet»
BELLINZONA - Richieste di amicizia fasulle su Facebook a ritmi mai visti. Nuovi followers su Instagram che, mistero, qualche giorno dopo mandano un messaggio addirittura su WhatsApp. Nell’ultimo periodo sono molte le segnalazioni simili che riguardano il mondo dei social network. E, nonostante la prevenzione, capita spesso che qualcuno finisca per essere truffato.
Instagram scrive su WhatsApp? - Un nostro lettore ha ricevuto su WhatsApp un messaggio in inglese da parte di, apparentemente, Instagram. «Ciao @nomeutente, abbiamo esaminato il tuo account. Trovate violazioni al copyright. Se non prendi seriamente la cosa, il tuo account verrà disabilitato entro 48 ore. Per opporti, segui il link seguente». Quale? “support-instagramservice.CF”. Il messaggio è firmato con la “c” di copyright seguita da “Instagram” e l’indirizzo della sede di Facebook a Menlo Park.
Numero turco e link falso - Oltre a un inglese scarso (“Violent copyright found”), al nostro lettore basta un’occhiata al numero del mittente per capire che qualcosa non quadra. «Instagram di certo non manda avvisi del genere, fuori dal social, e da un numero turco». “Instagram.cf” farebbe poi storcere il naso a chiunque. Non passano neppure 24 ore e il nostro lettore riceve un nuovo messaggio su WhatsApp, da un numero gambiano. «Hello how are you». La foto profilo corrisponde alla stessa dell’account Instagram da cui arriva una notifica: “@nomeutente336 ha iniziato a seguirti”. Arriva il “mi piace” a una foto. È un account con 65 follower e 896 persone seguite. Il nostro lettore non risponde e blocca il contatto.
Tre i casi possibili - «Non capisco come queste persone riescano a risalire al mio numero dall’account Instagram», si domanda. Risponde la Sezione analisi tracce informatiche (SATI) della polizia cantonale: «I dati personali, in questo caso il numero di telefono, possono essere rubati, venduti/acquistati oppure immessi ingenuamente in rete da parte dell’utente stesso».
Dal furto al dark web - Se i dati sono stati rubati, purtroppo, il margine d’azione è davvero limitato. «Quando grandi colossi subiscono attacchi informatici di tale portata da causare perdite di dati, il danno è inevitabile. Questi dati solitamente vengono in seguito venduti sul mercato nero di internet (dark web) al migliore offerente, che poi ne dispone a piacimento».
L’ingenuità su Internet - I dati personali, prima di essere venduti, possono seguire un percorso diverso e meno “dispendioso” per chi ne entra in possesso: viene chiesto direttamente all’interessato di inserirli per un sondaggio, un concorso o un pop up che millanta vincite inaspettate.
Come proteggersi - «Prima di inserire i nostri dati in questi formulari è bene prendersi il tempo per leggere attentamente le regole sulla privacy», indica la polizia cantonale. «Per proteggersi è fondamentale informarsi e utilizzare il buonsenso, evitando di inserire i propri dati personali se non strettamente necessario». In caso di dubbio, la scelta più saggia resta sempre quella di rinunciare. «In questo senso, consigliamo di non rispondere a e-mail o a messaggi dei quali non si è più che certi della provenienza, così come non seguire collegamenti al loro interno e non aprire allegati».
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