GastroLugano contesterà i 12 franchi per posto a sedere fissati per la tassa base: «Non c’è equità con le altre attività commerciali». E Guido Sassi si scatena: «Passato il limite, siamo stufi»
LUGANO - «Abbiamo già raccolto le firme tra gli associati e ci opporremo a questa tassa iniqua» annuncia Michele Unternährer, presidente di GastroLugano. Più che una minaccia, è una reazione quella che arriva dall’associazione degli esercizi pubblici e alberghi cittadini. A scatenarla è la nuova “Ordinanza municipale sulla gestione dei rifiuti”, impugnabile fino al 25 novembre. La rivoluzione rifiuti, attesa da anni, è planata in questo settore con la delicatezza di un elefante nella cristalleria. La goccia che fa debordare la tazzina è costituita dai 12 franchi all’anno per posto a sedere che andranno a formare la tassa base. Oltre al costo del singolo sacco e ad altre spese.
Albergatori tartassati - I soci di GastroLugano contestano il prelievo per posto a sedere, ma il malumore contagia anche gli albergatori (per i quali, in aggiunta, si applica una tassazione per posto letto, sempre di 12 franchi). «Non ci sembra equo nei confronti di tutte le altre attività commerciali dove sono stati fissati dei forfait massimi in base al numero di impiegati» sottolinea Unternährer. A titolo di confronto il suo snack bar Canapé, coi suoi 44 posti, pagherebbe una tassa base di 528 franchi. «Il forfait massimo per un’industria con più di cento collaboratori è di 800 franchi. Non c’è proporzione». Uffici, banche, negozi, etc. con una forchetta di 11-99 dipendenti pagano meno, ovvero 400 franchi.
Take Away graziati - Due aspetti sono giuridicamente discutibili secondo l'avvocato Marco Garbani, consulente legale di GastroTicino. Oltre alla disparità nella tassa base, di cui si è detto, Garbani evidenzia «la palese disparità di trattamento rispetto ai take away che non hanno posti a sedere ma producono rifiuti alla stessa maniera di un bar».
La sassata - Un’altra voce autorevole della categoria, Guido Sassi, è furente e punta il dito contro le scelte del Municipio. «Per essere chiari - spiega il patron dei ristoranti Olimpia e Sass Café - noi, come esercizi pubblici, non abbiamo il diritto di depositare i rifiuti nei contenitori disseminati nel centro. La stessa Città, tempo fa per lettera, ci ha ricordato che sono riservati alla cittadinanza. Ma quanti abitano in centro? Il punto però è un altro».
Un costoso fai-da-te - Il punto, continua il ristoratore di Piazza della Riforma, è quanto già oggi pagano gli esercizi pubblici per lo smaltimento dei rifiuti: «Io, come altri, ho stipulato un contratto con una ditta privata che, tre volte la settimana, passa a ritirarmi l’umido, i cartoni e le bottiglie vuote. Paghiamo 350 franchi al mese per questo servizio. E diventeranno 450 franchi perché sempre la Città di Lugano, dal 1. gennaio, ha aumentato loro la tassa per l’ecocentro».
I conti con l'oste - Fatti due calcoli per un ristorante come l’Olimpia, che raggiunge i duecento posti a sedere (tra interno ed esterno), ai 5’400 franchi per la rimozione rifiuti (450.- per 12), andranno aggiunti quasi 2’400 franchi (12 franchi per i circa 200 posti). In più, nel caso citato, vanno computati due sacchi da 110 litri al giorno (altri 6.90 franchi). Fatti due rapidi calcoli, i rifiuti costano a Sassi, per un solo locale aperto 7 giorni su 7, oltre 10’300 franchi all’anno.
«Lugano sa solo tassare» - «Così si ammazza l’economia. La Città di Lugano - continua l’esercente - sa solo tassare e non promuove niente. È capace solo di spremere soldi». Il Sassi in piena elenca la tassa per il suolo pubblico di 270 franchi all’anno per metro quadrato, i 960 franchi d’affitto per le casette di Natale. «La Città sta dando i numeri. Gli esercenti sono stufi, si è passato il limite» conclude Sassi.
«Vogliamo equità» - Forse più pacata, ma comunque dura, è la conclusione del presidente di GastroLugano: «In questo momento particolarmente difficile per la categoria questa tassa rappresenta un grosso problema. Alla fine saremo costretti ad aumentare i prezzi per il disappunto della clientela» dice Unternährer, che ribadisce: «Siamo d’accordo di pagare una tassa. Ma, come esercenti e albergatori, non troviamo che quella adottata sia equa».