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CANTONEPena ridotta per Bosia Mirra: «Gesto insufficiente: la solidarietà non è un crimine!»

31.10.19 - 12:21
Con una petizione, Amnesty International e Solidarité Sans Frontières chiedono una revisione delle leggi che limitano e puniscono la solidarietà con i migranti e i rifugiati
tipress
Pena ridotta per Bosia Mirra: «Gesto insufficiente: la solidarietà non è un crimine!»
Con una petizione, Amnesty International e Solidarité Sans Frontières chiedono una revisione delle leggi che limitano e puniscono la solidarietà con i migranti e i rifugiati

LUGANO - La Corte d'appello di Locarno ha ridotto la pena inflitta a Lisa Bosia Mirra dalla Procura penale di Bellinzona. La riduzione della pena, secondo Amnesty International Svizzera, è tuttavia «un gesto insufficiente». Per l'associazione umanitaria, le autorità giudiziarie dei vari Cantoni «dovrebbero smettere di perseguire e condannare gli atti di solidarietà».

«La Corte di Locarno ha confermato che accogliere un migrante irregolare in Svizzera per qualche giorno non è punibile. Ha inoltre confermato che non è punibile il fatto di fornire cibo a uno straniero in difficoltà, come pure offrire assistenza medica o dei consigli giuridici a un immigrante irregolare che sta per attraversare la frontiera. È un passo nella direzione giusta» spiega Reto Rufer, specialista in materia di asilo di Amnesty Svizzera. «Tuttavia - prosegue - la condanna inflitta a Lisa Bosia Mirra rimane iscritta nel suo casellario giudiziario. Ma Lisa non è una passatrice o una criminale, e non avrebbe mai dovuto essere perseguita o condannata in prima istanza. Addolorata di fronte alla disperazione dei giovani che ha incontrato alla stazione di Como e dalla violazione dei loro diritti da parte delle autorità svizzere e italiane, l'ex deputata non ha avuto altra scelta che agire secondo la sua coscienza, anche se questo significava violare la legge».

Rufer cita quindi l’articolo 18 del codice penale che preve la possibilità di annullare la pena quando l'autore di un atto illecito l'ha commesso per salvare terzi da gravi pericoli. «Eppure le autorità giudiziarie si sono astenute dall'assolvere Lisa Bosia Mirra», deplora.

L'impegno di Lisa Bosia Mirra - In prima linea nella difesa dei diritti di rifugiati e migranti, nell'estate del 2016 Lisa Bosia Mirra ha svolto un ruolo cruciale nell'assistenza di coloro che, non potendo attraversare il confine svizzero, si accampavano attorno alla stazione di Como San Giovanni, a pochi chilometri dal confine tra Italia e Svizzera. Con la sua associazione Firdaus ha organizzato la distribuzione quotidiana di cibo e vestiario, e l'istituzione di un minimo di assistenza legale, soprattutto per i minori non accompagnati e le persone più vulnerabili.

«La situazione già precaria a Como - segnala ancora Rufer - è stata aggravata da gravi violazioni dei diritti fondamentali da parte delle autorità italiane e svizzere. L'Italia non è stata in grado di garantire assistenza sanitaria o sostegno ai minori non accompagnati e alle persone più vulnerabili, poiché tutte le strutture disponibili sono sovraffollate. Anche la Svizzera, da parte sua, ha agito in violazione dei diritti dei minori. Nell'estate del 2016, le guardie di frontiera svizzere hanno rinviato regolarmente minori in Italia, anche quando questi hanno chiesto la protezione della Svizzera, un paese in cui molti di loro avevano dichiarato di avere una famiglia. Le autorità di controllo alle frontiere hanno inoltre impedito ai minori di attraversare la Svizzera per raggiungere le loro famiglie in Germania o altrove in Europa, in violazione del regolamento sul ricongiungimento familiare previsto dagli accordi di Dublino».

La petizione - Con una petizione, Amnesty International e Solidarité Sans Frontières chiedono una revisione delle leggi che limitano e puniscono la solidarietà con i migranti e i rifugiati. In particolare, le due organizzazioni invitano i parlamentari a sostenere l'iniziativa parlamentare 18.461 "Porre fine al crimine di solidarietà", presentata dalla consigliera nazionale verde Lisa Mazzone. L'obbiettivo è modificare l'articolo 116 della Legge federali sugli stranieri e la loro integrazione (LStrI) affinché il sistema giudiziario non possa più criminalizzare le persone che prestano assistenza, a condizione che agiscano altruisticamente e non ne traggano alcun beneficio.

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