Parla l'ex operaio di Alptransit: «Dopo la mia denuncia sono arrivate le minacce e non solo. Oggi ho paura» La replica della GCF: «Accuse prive di fondamento. Unia non ha fiducia nella giustizia»
LUGANO - «Sono arrivati ad offrirmi oltre 100 mila euro per ritirare la denuncia. Io ho tre figli e sono senza lavoro, ma ho detto di no». Chiede solo giustizia Fouad Zerroudi, l'operaio che ha denunciato gravi irregolarità nel cantiere AlpTransit della galleria del Monte Ceneri. E che da quel momento starebbe ricevendo pressioni e minacce da parte dei suoi ex datori di lavoro.
Nel cantiere di Sigirino, l'operaio marocchino ha lavorato tra il 2017-2018 in qualità di distaccato per una ditta italiana. «In realtà facevo lo schiavo», racconta. «Ci facevano lavorare più ore del dovuto, pagati meno del dovuto. Come se non bastasse i controlli erano completamente assenti», spiega rievocando quanto già ribadito più volte dopo che il caso è balzato agli onori delle cronache locali.
È da quel momento che sono iniziati i problemi?
«Non proprio. Ho sporto denuncia nell’ottobre 2018. In seguito mi sono trasferito a Verona, in Italia. Come operaio specializzato ho trovato lavoro subito, sempre nel settore ferroviario. Non sapevo che la ditta per la quale stavo andando a lavorare faceva capo a quella che avevo denunciato, la Gcf Generale costruzioni ferroviarie».
Cosa ha fatto sì che cambiassero le cose?
«Presto la Gcf è venuta a sapere dove mi trovavo. Ero a Padova quando il mio capo cantiere mi chiama per chiedermi cosa avessi "combinato". Quindi mi spiega che il giorno seguente l’avrei dovuto seguire a Lecco. Vengo obbligato a farlo. È così che mi ritrovo davanti il mio ex capo cantiere».
Per quale motivo è stato fissato quell’incontro?
«Mi viene chiesto senza giri di parole di ritirare la denuncia. Subito dopo vengo avvertito: “Se non lo fai entro domani, tu perdi il lavoro”. Io, però, non cedo al ricatto».
È stato licenziato il giorno seguente?
«Qualche giorno dopo, il capo cantiere mi chiede di andare a casa sua. E insiste: “dobbiamo uscire dal casino che hai combinato”. Mi assicura la riassunzione presso la Gcf. Io lo invito solo a prendere contatto con il mio avvocato e con Unia. Dopo quell’incontro la ditta smette di chiamarmi. Fino allo scadere del contratto».
Poi cos’è successo?
«Verso la fine di giugno/luglio mi arriva l’offerta di denaro in cambio del silenzio. Una bella somma. Ma avrei dovuto ritirare la denuncia e dichiarare d’essermi inventato tutto. Nonostante le difficoltà economiche ho rifiutato. O meglio, ho invitato nuovamente a prendere contatto con l’avvocato. Per una conciliazione. Evidentemente non c’è interesse a procedere in questi termini».
Qui sono finiti i contatti con i suoi ex datori di lavoro?
«Il 3 settembre sono stato chiamato in Ticino dal Procuratore per delle dichiarazioni. Al mio rientro ho trovato l’auto interamente rigata. La coincidenza mi è parsa quantomeno sospetta»
Come si sente oggi?
«Non mi sento tranquillo. Quando guido, ad esempio, non dico di provare paura, ma ho sempre il timore che mi possa accadere qualcosa»
Tornasse indietro lo rifarebbe?
«Ci sono persone che accettano le condizioni di lavoro peggiori, ma c’è anche chi si ribella. Non voglio essere trattato da schiavo. Voglio vivere con dignità. Questo per me vale più di tutto. L'opinione pubblica in Ticino mi ha dimostrato un grande affetto. In molti mi hanno scritto e sostenuto. Speriamo che la magistratura faccia venire a galla la verità. Spero in un processo giusto».
E pensare che era partito dal Marocco con una laurea in economia in tasca e molti sogni…
«Oggi non pretendo più di tanto. Non fa differenza per me un lavoro rispetto a un altro. L’importante è avere modo di poter vivere dignitosamente» .
La presa di posizione di GCF
Dopo il Comunicato stampa di Unia la ditta coinvolta, la Generale Costruzioni ferroviarie SpA (GCF), ha smentito le accuse definendole «prive di fondamento». Qui di seguito la presa di posizione integrale:
Generale Costruzioni ferroviarie SpA (GCF) desidera intervenire sulle odierne notizie di stampa uscite sui mezzi di informazione ticinesi.
GCF contesta decisamente le accuse formulate nei suoi confronti, sia a mezzo stampa che in ambito giudiziario. A tutt’oggi, e occorre ribadirlo con forza, il ministero pubblico ha sentito diverse persone, collaboratori ed ex collaboratori di GCF in particolare, ma nessuna accusa nei confronti di dirigenti societari è stata ritenuta valida. Questi sono i fatti. Malgrado la ripetuta virulenza degli attacchi, non è stato possibile ipotizzare la commissione di un qualsivoglia reato da parte di un dipendente di GCF.
GCF è da mesi in contatto con le autorità penali, collaborando pienamente con le stesse, avendo consegnato importante materiale probatorio.
Ciò che colpisce maggiormente è il modo di agire di UNIA, che vuole spostare qualunque forma di discussione sulla stampa, rifiutando di discutere delle questioni aperte in un contesto istituzionale o professionale. L’uscita mediatica di oggi dimostra che UNIA non ha fiducia nell’autorità penale e nella capacità di quest’ultima di giungere ad una soluzione equa, essendosi accorta di quanto traballanti siano le proprie censure di natura penale invocate.
Il Sindacato, sino ad oggi, ha rifiutato di sedersi ad un tavolo di discussione congiunto, con i rappresentanti di GCF e della commissione paritetica. E’ da inizio estate che, tramite i suoi legali, GCF - per iscritto - ha manifestato la propria disponibilità, incondizionata, di incontrare i rappresentanti di UNIA, per capire quali fossero le censure precise ritenute e le richieste da trattare.
Da mesi UNIA rifiuta questo confronto, mentre la commissione paritetica sì è detta immediatamente disposta ad incontrare rappresentanti di GCF.
Questo rifiuto di UNIA di risolvere gli eventuali problemi con serenità, in un contesto professionale, con al proprio fianco peraltro la commissione paritetica, è stato constatato con grande rammarico da parte di GCF.
L’attacco mediatico sferrato oggi da UNIA, prima di tutto contro il magistrato inquirente e poi nei confronti di GCF, è inaccettabile e non fa altro che attestare l’assenza di reale volontà del sindacato di confrontarsi costruttivamente.
GCF ribadisce la propria disponibilità ad incontrare rappresentanti di UNIA in modo da gestire in modo professionale le questioni aperte, soprattutto nell’interesse degli operai.