Il caso di una 30enne luganese finisce davanti al Giudice di pace, e poi in Pretura. L'Ocst: «Segnalazioni in aumento»
LUGANO - La bimba ha due anni ormai. Gioca sul pavimento di casa a Pregassona, mentre la madre dispiega i documenti sul tavolo. Giovedì si è tenuta l'udienza dal giudice di pace e «non è andata bene» spiega Claudia F.* «Dovremo andare in Pretura».
Scambio di sms - Quando la figlia era appena nata, la 30enne è stata licenziata dalla sua ex datrice di lavoro, una nota avvocatessa luganese. Lavorava come segretaria e «tutto è andato assolutamente bene finché non ho annunciato di essere incinta» spiega. Sul cellulare i messaggi dell'avvocatessa hanno un tono furioso. «Non ti sei preoccupata per me. Dovevi pensare all'azienda». Verbalmente «è arrivata a dirmi che avrei dovuto usare i preservativi» racconta l'ex dipendente.
Problema in aumento - Purtroppo la situazione non è così rara. In Ticino «le segnalazioni sono aumentate in modo preoccupante negli ultimi quattro anni» spiega Davina Fitas dell'Ocst. «Il terziario è il settore più colpito». Ogni anno sono «una decina» le donne licenziate in gravidanza che si rivolgono al consultorio giuridico Donna&Lavoro di Massagno. «Quelle licenziate subito dopo, sono circa il doppio».
Una sorpresa preparata - È andata così anche a Claudia. Poco prima di rientrare al lavoro, un Sms le tronca ogni speranza: «Ora – si legge – potrai fare la mamma a tempo pieno». La donna si è rivolta ai sindacati che contesteranno in Pretura il licenziamento come discriminatorio. «La cosa peggiore è che mi ha fatto sentire inadeguata. Ha iniziato a rinfacciarmi problemi di efficienza e affidabilità». Ma la decisione era già presa da tempo: «Non le ho detto ancora nulla – si legge in una mail interna inviata dall'avvocatessa mesi prima del parto – voglio che continui a impegnarsi fino alla fine». Altro che solidarietà femminile.