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LUGANO«Fa male il menefreghismo con cui hanno trattato mia madre»

12.09.19 - 10:05
L'ictus dopo la posa del pacemaker. La menomazione e la morte. Dario Kessel intende denunciare il Cardiocentro per l'operazione alla madre Tity, scomparsa di recente. La replica della clinica
Tipress
Dario Kessel e la madre Tity, scomparsa di recente
Dario Kessel e la madre Tity, scomparsa di recente
«Fa male il menefreghismo con cui hanno trattato mia madre»
L'ictus dopo la posa del pacemaker. La menomazione e la morte. Dario Kessel intende denunciare il Cardiocentro per l'operazione alla madre Tity, scomparsa di recente. La replica della clinica

LUGANO - «Oggi, domenica 25 agosto, la mia cara mamma è decollata per l’ultimo volo». Niente, nelle parole con cui tre settimane fa annunciava la morte della madre Tity, lasciava presagire la rabbia che gli covava dentro. Invece, da allora, non passa quasi giorno senza che il figlio Dario Kessel non accusi, nemmeno tanto velatamente, il Cardiocentro per l’accaduto (la replica dell'ospedale del cuore, in fondo all'articolo).

Tity Kessel Mascioni aveva 99 anni, un’età che per molti resta un traguardo fuori portata, ma era anche una donna dalla forte tempra e dalla mente lucida come dimostra l’intervista che rilasciò a Tio/20Minuti poco più di un anno fa, per gli 80 anni dell’aeroporto di Lugano, di cui era stata giovane madrina.

All’origine della dipartita, avvenuta all’Ospedale Civico, dove era ricoverata per una polmonite, ci sarebbe - secondo il racconto del figlio - il tracollo vissuto dopo l’impianto di un pacemaker nel dicembre scorso al Cardiocentro.

«Mia mamma aveva problemi di cuore e le hanno consigliato di mettere un pacemaker - racconta Dario Kessel a Tio/20Minuti -. Io non ero convinto, mia madre nemmeno, ma al Cardiocentro hanno insistito pesantemente. Alla fine ho detto, va bene, facciamolo ed è iniziato ad andare tutto storto».

In che senso?
«Quel giorno, il 19 dicembre scorso, siamo arrivati al Cardiocentro alle 7.45. Alle 8.30 è stata portata, con me, nel locale di preparazione all’intervento, dove le è stato fatto l’elettrocardiogramma e il prelievo del sangue. Era seduta su una sedia tipo dentista, con altri pazienti accanto, che mano a mano venivano chiamati. Mia madre è rimasta lì fino alle 11-11.30. Ad un certo punto mi sono arrabbiato e ho chiesto di darle almeno una camera… Bene, la portano in camera e verso le 12.30 vengono a prenderla per l’intervento. Questione di un’ora al massimo, mi dicono, e sarà di ritorno».

E invece che cosa accade?
«Passano le due, le tre, ma non la riportano e le infermiere non sanno nulla. Dopo le 16 scendo in segreteria, dove mi dicono che mia madre era in camera… Obietto che era impossibile e mi dicono che magari non l’avevano operata subito. In realtà la trovano in sala di rianimazione».

Ma era vigile?
«Era sveglia, ma non parlava. Ho trovato questo fatto strano e ho chiesto al medico che cosa le avevano fatto. Mi ha risposto che l’avevano sedata perché si muoveva troppo. Ho fatto loro notare se si rendevano conto che sedare una donna di 98 anni era pericoloso». 

E poi che succede?
«Ad un certo punto io stesso faccio notare al personale che mia madre poteva aver avuto un ictus. La loro risposta? Allora dobbiamo sottoporla ad una TAC. L’esame conferma che aveva avuto appunto un ictus. Ma intanto erano passate un paio di ore e si sa che in questi casi è importante intervenire subito».

Insomma una giornata, dal suo punto di vista, surreale…
«Da quell’intervento mia madre ha avuto un danno permanente. Al Cardiocentro dicono che il pacemaker funzionava bene e che è possibile, che durante l’operazione, gli elettrodi in vena abbiano staccato una placca. Tutto è possibile nella vita, ma se deve essere il figlio ad accorgersene...».

Dopodiché lei cosa ha fatto?
«Ho inoltrato un esposto alla Commissione di vigilanza sanitaria, ma mi hanno risposto che ci vorrà tempo perché sono molto presi. Anche la direzione del Dss s’è limitata a dirmi che c’è un iter da seguire».

Perché ritiene che l’ictus abbia concorso alla morte di sua madre?
«È morta di altro, ma sicuramente quello che è successo al Cardiocentro l’ha menomata. Soprattutto nella comunicazione. Aveva una bronchite, ma non riusciva a dire che faticava a respirare».

Su Facebook ha scritto che non si mettono pacemaker ai centenari. 
«A meno che la situazione non fosse grave. Loro dicono che era grave, io vedo invece i quarantamila franchi che ho pagato. Tra l’altro dieci minuti dopo il decesso al Civico le hanno espiantato l’apparecchio e l’hanno mandato al Cardiocentro. Senza chiedermi nulla...».

E adesso?
«Adesso sono pronto a fare una denuncia penale. In Svizzera non trovo un medico disposto a rilasciare un parere, ma l’esposto al procuratore lo farò. A farmi male è stato il menefreghismo».

 

Il Cardiocentro: «Falso dire che abbiamo insistito per l'intervento»

La Fondazione Cardiocentro Ticino (FCCT), pur esprimendo la massima comprensione e umana vicinanza per il dolore del signor Kessel, tiene a precisare che l’indicazione relativa alla posa di pacemaker è stata posta dal cardiologo curante della compianta signora Mascioni, medico aggiunto presso il Cardiocentro. È quindi falso affermare che “al Cardiocentro hanno insistito pesantemente” per effettuare l’intervento in oggetto. Le fasi operatoria e post-operatoria sono state seguite con la massima attenzione da parte del personale curante del Cardiocentro e sono state assicurate in ogni fase della sua degenza le cure più adeguate alla signora Mascioni. La FCCT non intende rilasciare altri commenti in questa sede, essendo pendente una procedura dinanzi alla competente Commissione di Vigilanza Sanitaria, la cui decisione sarà attesa serenamente da parte della direzione sanitaria e amministrativa del Cardiocentro.

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