La galleria di base del San Gottardo ci cambierà davvero la vita? Intanto, la sta cambiando a chi guida i treni. Il video reportage dalla cabina del macchinista
BELLINZONA – La galleria di base del San Gottardo cambierà la vita agli svizzeri? È lo slogan che, da anni, le autorità portano avanti con orgoglio. Intanto, la sta cambiando ai macchinisti. A chi, i treni, li guida. Più tecnologia. Più traffico. Nuovi orari. E anche più adrenalina. Perché percorrere il tunnel ferroviario più lungo del mondo, con i suoi 57 chilometri, non è un’emozione da poco. Tio/ 20 Minuti ha ripreso la tratta tra Bellinzona e Arth-Goldau direttamente dalla cabina del conducente. «Tunnel come questo – spiega il macchinista Massimo Marta – hanno fatto diventare la nostra nazione più piccola».
Rivoluzione ferroviaria – La Svizzera è confrontata con una vera e propria rivoluzione ferroviaria. Le tratte, grazie alle nuove gallerie e ai nuovi percorsi, si sono ridotte. «Gli spazi di percorrenza – dice Marta – sono minori rispetto al passato. Questo significa che in una giornata possiamo fare anche più corse. Per me è un lavoro fantastico. Affascinante. Ho cominciato 10 anni fa, perché mi piaceva viaggiare. Non potrei più farne a meno. Le nuove tratte ci stanno facendo, tra l’altro, conoscere nuove parti della Svizzera».
Due dita in segno di saluto – Intanto, il treno parte. Col macchinista è vietato parlare. Anche se notiamo che ogni volta che incrocia un altro convoglio alza due dita in segno di saluto. Si procede su su, lungo la Riviera. A un certo punto, all’altezza di Pollegio, si entra nella pancia della montagna. La temperatura si alza un po’. Ma subito scatta l’impianto di aerazione.
Dentro lo stomaco della montagna – «Percorrere il tunnel ferroviario più lungo del mondo è un orgoglio – sostiene Mirko Frizzarin, capo macchinista per le Ferrovie Federali Svizzere (FFS) –. È tecnologicamente avanzato, con grandi sistemi di sicurezza. A Faido e a Sedrun abbiamo due stazioni multifunzionali che, in caso di problemi, ci permettono di fare evacuare l’utenza».
Velocità massima a 200 chilometri orari – Il treno viaggia alla velocità massima di 200 chilometri orari. Dalla centrale operativa arriva un segnale. Frizzarin spiega: «Probabilmente gli specialisti hanno constatato che davanti c’era traffico. Per far sì che il tutto proseguisse in maniera fluida è stato dunque consigliato al macchinista di ridurre la velocità».
Spesso in ritardo, ma stavolta in anticipo – Si rivede la luce. Siamo ormai su territorio urano. Il treno è addirittura in anticipo rispetto agli orari. Ci scappa, per forza, la battuta. Come è possibile, visti i ritardi di cui le FFS sono spesso accusate? Frizzarin risponde con ironia, ma anche con professionalità: «I ritardi ci sono perché, da una parte, è aumentato il traffico ferroviario, dall’altra sono in corso cantieri che porteranno a grossi miglioramenti in futuro. Nonostante ciò, restiamo tra i Paesi più puntuali al mondo dal punto di vista ferroviario ».
Il mondo che cambia – Eppure, si continua a dire che le FFS non sono più quelle di una volta. «Ma è vero che le FFS non sono più quelle di una volta. È cambiata la società. È anche cambiata l’offerta. Molto più ampia rispetto al passato».
La grande famiglia – Arriviamo ad Arth-Goldau, uno dei crocevia della Svizzera. La nostra corsa è finita. Ultima battuta con Marta, che prosegue il suo tragitto verso Lucerna. «La giornata per me è ancora lunga. Il saluto agli altri treni? Ognuno ha il suo gesto distintivo. Io alzo due dita. Ma c’è chi ne alza quattro. Siamo come una grande famiglia».