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CANTONEArrivano anche dal Ticino le scoperte per combattere l'HIV

06.08.19 - 11:21
Pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications un nuovo studio dedicato alla persistenza di un serbatoio del virus nelle cellule infette. Tra gli autori il prof. Enos Bernasconi
EOC
Arrivano anche dal Ticino le scoperte per combattere l'HIV
Pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications un nuovo studio dedicato alla persistenza di un serbatoio del virus nelle cellule infette. Tra gli autori il prof. Enos Bernasconi

LUGANO - La ricerca medica consente di scoprire e capire i meccanismi all'origine di una malattia e il suo sviluppo. Il gruppo svizzero che studia la coorte HIV - che dal 1988 ad oggi ha incluso oltre 20'000 pazienti con questa infezione - ha appena pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications un nuovo studio dedicato a uno dei problemi principali che impedisce l'eradicazione del virus HIV, ovvero la persistenza di un serbatoio del virus nelle cellule infette, malgrado le terapie antiretrovirali efficaci di cui disponiamo oggi. Il gruppo è composto da un’ampia alleanza tra ospedali, laboratori, medici sul territorio e pazienti.

Tra gli autori della ricerca pubblicata figura anche il professor Enos Bernasconi, viceprimario del Servizio di Malattie Infettive dell’Ospedale Regionale di Lugano.

Per lo studio sono stati coinvolti 1’057 partecipanti sotto terapia antiretrovirale per un periodo mediano di oltre 5 anni. Si è potuto mediamente osservare una diminuzione del serbatoio virale nella popolazione studiata, ma nel 27% degli individui il serbatoio è risultato in aumento nel corso degli anni. I fattori che hanno mostrato una chiara associazione con una diminuzione più lenta o addirittura con un aumento del serbatoio sono la persistenza della viremia (quantità di virus nel sangue), anche se a bassissimi livelli, così come i cosiddetti blips, ossia la presenza intermittente di piccole quantità di virus nel sangue. Anche fattori come l'etnia, la viremia prima del trattamento e l’inizio rapido della terapia nel primo anno dell'infezione agiscono sulla dimensione del serbatoio, ma questi fattori non influiscono in modo sostanziale sulla sua dinamica nel medio/lungo termine.

In base ai risultati della ricerca, si può affermare che occorre intervenire più efficacemente sulla viremia HIV a basso livello e sui blips per meglio controllare l'infezione e ottenere una diminuzione progressiva del serbatoio. Le strategie per una cura definitiva dell'HIV potrebbero senza dubbio avere maggior successo se il serbatoio virale residuo fosse molto piccolo.

Allo studio svizzero della coorte HIV – il maggiore studio di questo tipo al mondo – partecipano gli ospedali universitari svizzeri, quelli di San Gallo e di Lugano, con ampie collaborazioni con altri ospedali e medici privati. Dal 1988, questo studio posto sotto l’egida del Fondo Nazionale per la Ricerca Scientifica ha incluso oltre 20’000 pazienti con infezione HIV. Ciò ha permesso di studiare la storia naturale del virus, le complicazioni opportunistiche e la terapia antiretrovirale che negli ultimi anni ha consentito un controllo ottimale dell'infezione. Oggi, le persone con l'infezione possono condurre una vita normale. Se trattate efficacemente non sono più contagiose e la loro speranza di vita è praticamente la medesima di coloro che non sono infetti.

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