Angelica Pennucci di Tesserete ha un problema alla vista e un altro, con l'assicurazione sanitaria. Da quattro mesi aspetta un verdetto
CAPRIASCA - Quando esce con le amiche, Angelica Pennucci sa che l'indomani dovrà stare in casa con gli occhi chiusi, tutto il giorno. Ma non le importa. «Non voglio permettere al mio problema di rovinarmi la vita» dice. A 21 anni ha già dovuto rinunciare a molto: le serate in discoteca, le partite di calcio in tv, la lettura. Ma soprattutto, racconta, «la cosa che mi rode di più è il lavoro».
«Non riesco più a leggere» - Dopo tre anni di studio, la giovane capriaschese aveva trovato un posto come aiuto farmacista. Ma poi sono iniziati i problemi. «Mi sono accorta che nei miei occhi qualcosa non andava» spiega la 21enne. Dopo vari esami i medici l'hanno chiamata «la malattia misteriosa»: una diagnosi ancora non c'è. Fatto sta che, nell'ultimo anno, la capacità visiva della ragazza è tracollata. Sintomi: visione doppia, dolore, stanchezza. «Non riesco più a leggere, non posso guidare né attraversare da sola la strada» racconta la giovane.
L'esame genetico - In cura al Neurocentro di Lugano, la ragazza non demorde: con il supporto della famiglia si è sottoposta a una serie di test. Ma c'è un problema nel problema. Ad aprile i medici dell'Eoc scrivono all'assicurazione della 21enne sollecitando «la copertura dei costi per eseguire un test genetico». È l'ultima speranza diagnostica. Costo: circa 3mila franchi. Un esame «fondamentale per orientare il trattamento medico» e anche «le importanti scelte di vita che la giovane paziente deve compiere».
Lunga attesa - Niente da fare. Passano i giorni, le settimane. «Necessitiamo di chiarimenti con il nostro medico, vi faremo sapere» è la risposta che ripete la compagnia, dopo quattro mesi e svariati solleciti. Nel frattempo le condizioni di Angelica sono peggiorate ulteriormente. «Per fortuna ho tante persone vicine a cominciare dalla famiglia e dai neurologi dell'Eoc, e dalla mia datrice di lavoro, che ha capito la situazione» commenta la ragazza. Se così non fosse stato? La giovane si dice «molto arrabbiata e delusa».
Quattro mesi «non è la norma» - Contattata, la cassa malati ammette che «un'attesa di quattro mesi per un caso del genere non è la norma» ma rimbalza la responsabilità, affermando di avere ricevuto «una richiesta incompleta»: per la decisione «dipendiamo dalle informazioni fornite dalla controparte medica» fanno sapere dalla compagnia. L’Eoc dal canto suo contesta le affermazioni della compagnia: i suoi specialisti «hanno fornito tutte le informazioni necessarie» assicurano dall'Ente.