La Svizzera ha il tasso di sottoccupazione più alto in Europa. Ma nel nostro Cantone è ancora più alto
BELLINZONA - Altro che beata flessibilità. In Ticino tre lavoratori part time su dieci non hanno scelto di esserlo: lavorerebbero di più, dipendesse da loro. Il problema è che non trovano. E rischiano di scivolare tra i cosiddetti “working poor”, gli occupati che faticano ad arrivare a fine mese.
Il record europeo - Non è un problema solo ticinese. In Svizzera circa 356mila persone sono nella stessa situazione, a quanto è emerso da uno studio pubblicato la settimana scorsa dall'Ust. In totale, gli elvetici con contratto a tempo parziale che vorrebbero lavorare di più sono il 7,3 della popolazione: il tasso più alto in Europa. La notizia ha suscitato un certo dibattito politico a livello federale.
I dati ticinesi - Ma in Ticino i dati sono ancora più allarmanti. Secondo i dati dell'Ufficio cantonale di statistica (Ustat), i sottoccupati sono 17.400 nel nostro Cantone. Nel 2010 erano 11.900, il 30 per cento in meno. Il numero sale a 45mila se si aggiungono i disoccupati, le persone in cerca d'impiego ma «non immediatamente disponibili» e quelle disponibili ma non in cerca. In pratica un esercito.
«Maggiore difficoltà» - Rispetto alla Svizzera interna «emerge una maggiore difficoltà da parte dei lavoratori ad aumentare il proprio grado d'occupazione» commenta Maurizio Bigotta dell'Ustat. I motivi dell'insoddisfazione «potrebbero essere diversi – spiega l'esperto – ma l'indagine non permette di conoscerli nel dettaglio».
Gap tra uomini e donne - Questione di paghe? I salari più alti applicati oltre Gottardo potrebbero indurre più persone ad accontentarsi del part-time. Certo è che il fenomeno riguarda soprattutto le donne: sette contratti a tempo parziale su dieci in Ticino sono “rosa” e un terzo di essi, dicono le statistiche, sono contratti infelici. Sofferti. Numeri dietro a cui si nasconde una frustrazione sempre più diffusa.