La disidratazione, assieme al dosaggio dei medicinali, tra gli aspetti critici della canicola, mentre negli ospedali dell'EOC si raffrescano le stanze con metodi più o meno efficaci
BELLINZONA - Non esiste una bella stagione per ammalarsi, ma l’estate canicolare complica ulteriormente la vita di chi è costretto a una degenza in ospedale. Il tema è finito anche in una recente interrogazione della deputata Udc Lara Filippini: «Pensando ai malati nei nostri ospedali fa un po’ specie che non vi sia un impianto di condizionamento climatico adeguato» scriveva la granconsigliera riferendosi all’Ospedale Regionale Bellinzona e Valli. Dove per aiutare i pazienti a sopportare la calura sulle porte delle stanze sono state affisse indicazioni su come gestire l’apertura delle finestre.
Aria condizionata no, raffrescamento sì - In attesa di un nuovo ospedale, nella capitale ci si arrangia. Ma anche al Civico di Lugano la situazione non è molto diversa. Dove va un po’ meglio, come all’Ospedale Beata Vergine o alla Carità di Locarno, non si parla comunque di aria condizionata. Nei nosocomi dell’EOC le temperature vengono infatti abbassate tramite sistemi centrali di raffrescamento (lo stesso Ospedale italiano, di più recente ristrutturazione, ne ha uno ibrido) basati vuoi sull’immissione di aria più fresca nelle tubature di ventilazione, vuoi sull’immissione di acqua fredda nelle tubature. A dipendenza delle strutture (e della loro età) tali sistemi risultano più o meno performanti. Ma non si tratta di aria condizionata come siamo abituati a conoscerla nei negozi o negli uffici.
Il nemico è la disidratazione - Ma l’aria condizionata fa bene o fa male? È una domanda che ci trasciniamo dal secolo scorso e che ancora non ha ottenuto risposte definitive. «Purtroppo non esiste una letteratura medica su questo tema. Tutto si riduce a sensazioni che come tali lasciano il tempo che trovano» nota il Prof. Dr. Med. Marco Pons, pneumologo e Primario di medicina dell’Ospedale regionale di Lugano. Di sicuro, prosegue lo specialista, «quando fa molto caldo aumentano i rischi per le persone più delicate, come bambini piccoli, donne incinte, anziani o persone con malattie cardio-polmonari». Contrariamente a quanto si pensa, prosegue Pons, «i polmoni non giocano un ruolo molto importante. Ad aggravare lo stato clinico del paziente è piuttosto la disidratazione. Assistiamo ad un aggravamento delle malattie che incontriamo di solito in pronto soccorso. Perché il paziente è “secco”, disidratato». Oltre al bere a sufficienza, c’è però un altro aspetto importante e spesso trascurato: «Quando fa molto caldo andrebbe adattata la dose dei medicamenti, in particolare dei diuretici e dei farmaci per trattare la pressione alta. Questa è una valutazione che andrebbe fatta con il medico di famiglia che ben conosce il paziente».
No agli sbalzi di temperatura, ma... - La climatizzazione e più in generale il raffreddamento dell’aria, invece, «è qualcosa di positivo ma deve essere utilizzata con raziocinio. Evitando di passare da 35 gradi a 15. Ma anche qui mancano dati precisi sul fatto che il “colpo di freddo” possa provocare una polmonite. Probabilmente è così, ma non c’è un’evidenza scientifica».
Assodato è invece che una cattiva manutenzione o difetti nei sistemi di climatizzazione e soprattutto negli impianti di riscaldamento possono diffondere germi come la legionella. «Questo accade soprattutto nelle vecchie case dove non si aumenta con regolarità la temperatura nell’acqua dei boiler oltre i 60 gradi» rileva il medico.