Diversi volti noti si sono sottoposti a FaceApp. Ma attenti ai rischi per la privacy
BELLINZONA - Volti noti e meno noti invecchiati nello schermo, come tanti Dorian Gray: nella speranza, sotto sotto, di restare giovani per sempre. L'applicazione FaceApp in poche ore ha conquistato mezzo Ticino. E sui social è partita la condivisione: tra gente comune, politici, musicisti e attori (alcuni già attempati di loro).
«Fare il sindacalista è un lavoro stressante» scherza Giorgio Fonio (Ocst) su Facebook, davanti all'immagine ottuagenaria di sé stesso. Il direttore della Rsi Maurizio Canetta si tuffa in una «traversata del lago nel 2045», da grande appassionato di nuotate mattutine. Il deputato Andrea Censi (Lega) ironizza sulla «politica che invecchia».
Scherzi a parte, diverse voci critiche sono già insorte attorno al fenomeno. La app, lanciata da un'azienda russa con base operativa a San Pietroburgo - e bucalettere nel Delaware - è stata scaricata da quasi 100 milioni di utenti in due anni. Ma secondo alcuni osservatori, non offrirebbe informazioni trasparenti sull'utilizzo dei dati raccolti, e sulle tempistiche di conservazione delle immagini.
Negli Stati Uniti il leader democratico al Senato, Chuck Schumer, ha chiesto all'Fbi e alla commissione federale per il commercio (Ftc) di indagare sull'applicazione, per il timore che attraverso di essa «i dati personali di cittadini Usa possano finire nella mani di una potenza straniera ostile».
In Italia, dove la moda è esplosa nei giorni scorsi, le associazioni dei consumatori (Altroconsumo, Codacons) sono sul piede di guerra. Tra trent'anni non sappiamo che faccia avremo. Ma - è il timore - milioni di foto condivise in queste ore potrebbero circolare ancora, vendute di server in server. Comprese quelle di alcuni politici e "vip" ticinesi.