Sulla presunta "scomparsa" di uno dei migranti, prelevato lunedì dalla polizia durante lo sciopero della fame: «Un "caso Dublino"»
CAMORINO - La "scomparsa" di uno dei migranti presenti allo sciopero contro le condizioni di detenzione nel bunker di Camorino - denunciata ieri dal collettivo R-Esistiamo -, è certamente servita ad alimentare la polemica che da giorni è stata risollevata attorno al centro rifugiati.
«Lunedì mattina primo luglio è stato prelevato dalla polizia ticinese, portato alla SEM di Chiasso per accertamenti e da allora si sono perse le tracce», segnalava ieri il collettivo in difesa dei migranti. «Fake news», ha replicato Norman Gobbi in un lungo sfogo affidato ai social.
Il direttore del Dipartimento delle istituzioni ha scelto Facebook per fare il punto della situazione proponendo un punto di vista alternativo non solo sul presunto scomparso, ma tutto ciò che gravita da giorni attorno al bunker.
«Solo fake news» - «Tra manifestazioni non autorizzate, denigrazione di autorità e funzionari e fumo negli occhi alla cittadinanza, di questi giorni ne abbiamo viste e sentite di tutti i colori dalla manciata di immigrazionisti ostinati - esordisce Gobbi seccamente -. E tra le cose intollerabili vi sono proprio i racconti e le storie sentimentalmente farlocche inventate dagli immigrazionisti, equiparabili a vere e proprie fake news».
Per prima cosa, secondo il direttore del DI, lo sciopero sarebbe durato «un solo pasto». Riguardo, poi, alle condizioni definite “pietose” nel posto sanitario protetto di Camorino «sono - secondo Gobbi - state spesso causate dagli stessi migranti, incapaci di gestirsi autonomamente e di rispettare le infrastrutture che lo Stato mette a loro disposizione, mentre il fatto che non lo volessero abbandonare è dovuto alla presenza al suo interno del wi-fi gratuito».
«Statuti diversi, quindi diritti diversi» - Quindi incalza contro gli immigrazionisti: «Si son ben guardati di spiegare che i migranti presenti a Camorino avevano statuti diversi, quindi con diritti diversi: alcuni di loro, infatti, non hanno più diritto di rimanere sul nostro territorio e lo devono abbandonare al più presto (NEM)».
E sul caso di James conclude svelando l'arcano della scomparsa: «Si tratta di un "caso Dublino", ovvero di un migrante che in base agli accordi internazionali deve essere riconsegnato alle autorità del Paese competente per la sua procedura d'asilo. Le autorità sono chiamate a far rispettare la legge ma anche richiamare l’attenzione su una corretta informazione alla cittadinanza su casi resi pubblici in maniera parziale o distorta».