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LUGANOIl benessere del paziente passa anche attraverso l’alimentazione

08.06.19 - 17:56
Sapori Ticino e l’EOC hanno stretto una collaborazione sull’offerta gastronomica destinata ai pazienti. «Mangiare con gusto e salutare si può»
Il benessere del paziente passa anche attraverso l’alimentazione
Sapori Ticino e l’EOC hanno stretto una collaborazione sull’offerta gastronomica destinata ai pazienti. «Mangiare con gusto e salutare si può»

LUGANO - Il benessere passa attraverso il cibo, lo sappiamo tutti (chi più, chi meno). Ora un progetto di Ticino Sapori, ideato insieme all’Ente Ospedaliero Cantonale, denominato “Salute con sapore”, vuole unire i concetti di gastronomia di qualità e sanità.

La prima tappa di questa cooperazione si è svolta venerdì 7 giugno, al ristorante dell’Ospedale Italiano di Lugano. Gli chef dell’EOC (Italo Vittoni, Fabrizio Marcionetti, Carlo Giovio, Ivan Casarotti e Rinaldo Palermi) hanno presentato agli ospiti una cena a base di piatti salutari, normalmente serviti ai pazienti, ma rivisti in chiave gourmet. Ad esempio è stato servito un “Filetto di vitello in camicia di coste e formaggio blu del Ticino, con cremoso di cannellini e patate”, o ancora, per concludere, “Bavarese nocino e noci con composta di rabarbaro”.

In generale il cibo da ospedale non è conosciuto per essere particolarmente apprezzato. Ma il progetto vuole proprio abbattere questi preconcetti. La collaborazione tra Sapori Ticino e l’EOC intende instaurare una cooperazione per servire piatti gustosi ma al contempo salutari. «Bisogna tuttavia fare una premessa - ha dichiarato durante la serata Dany Stauffacher, ideatore di Sapori Ticino - negli ospedali del nostro Cantone si mangia già bene. Ma spesso gli chef, che hanno esperienze decennali alle spalle, rimangono dietro le quinte. Questi eventi, e questo progetto, ha anche lo scopo di far conoscere chi si occupa di cibo tutti i giorni, e come funziona il tutto».

Cucina laboratorio - Immaginiamoci un ristorante che si ritrova a servire fino a 140 variazioni sul menù. Una cosa impensabile. Eppure è ciò che succede ogni giorno degli ospedali del Cantone. Spesso non ci si pensa, ma le cucine sono sottoposte a ritmi costanti e devono confrontarsi con la preparazione di migliaia di piatti al giorno. Più precisamente vengono serviti fino a 6’500 pasti quotidianamente, tra collaboratori e pazienti, in tutto il Cantone. Il che significa che all’anno si raggiunge la cifra dei 2,3 milioni di pasti, come ha ricordato il direttore dell’Ospedale Civico Luca Jelmoni. «L’alimentazione è una componente importante nella cura del paziente, e se è di buona qualità contribuisce a dare prestigio anche alle strutture ospedaliere».
E nel discorso di Jelmoni non sono mancate delle velate frecciatine: «Non bisogna dimenticare che le nostre cucine preparano pasti anche per strutture esterne, come ad esempio La Casa dei Ciechi o il Cardiocentro. Si può dire che quest’ultimo mangi anche grazie all’EOC».

Esigenze dei pazienti - «Seguire le patologie del paziente è fondamentale anche in cucina. Ci sono persone ricoverate che non hanno bisogno di cure alimentari particolari quando arrivano in ospedale, mentre altri devono seguire rigide regole. Non bisogna poi dimenticare le intolleranze o allergie, o ancora il tipo di alimentazione (vegetariano, vegano,...) del paziente» ha raccontato durante la serata  Maria Mallone, dietista dell’EOC, che ha collaborato con gli chef per la stesura dei menù. «Abbiamo anche rimaneggiato il budget per poterci permettere prodotti di qualità e anche legati al territorio. Abbiamo magari diminuito la frequenza della carne, per concentrarci su prodotti anche a chilometro zero ma sempre nutrienti, per un consumo più consapevole».

Stauffacher ha poi concluso la serata: «Lo stomaco aiuta a stare meglio. Vedere colori, un piatto ben preparato, è importante, e magari aiuta il paziente sorridere un po’ di più».

Progetto a lungo termine - La collaborazione tra Sapori Ticino e EOC intende rafforzarsi man mano nei prossimi anni. Durante la serata si è parlato anche dell’organizzazione di un simposio in futuro, e anche della possibilità di entrare nelle scuole. «È da qui che si deve partire, per migliorare la consapevolezza alimentare».

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