La complementare e i sussidi sociali? Ci sono, ma fino a un certo punto. Con la speranza di vita che si allunga, viaggio dietro le quinte di un fenomeno nascosto
LUGANO – «Mio padre non ce la fa a vivere con i suoi 2.500 franchi al mese. Gli do una mano io, da diversi anni». Storia di Francesco, 55enne di Locarno, e del suo anziano papà, confrontato con le miserie della pensione. I figli che aiutano i genitori anziani a tirare fino alla fine del mese stanno piano piano aumentando. «L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno sociale contemporaneo – spiega Paolo Nodari, assistente sociale di Pro Senectute –. Lo stesso concetto di “quarta età” ci fa capire che adesso, rispetto al passato, si vive più a lungo. E impone che, a un certo punto, qualcuno si interessi di queste persone spesso fragili e vulnerabili».
Senza il terzo pilastro – Le casse dell’AVS navigano in cattive acque. In parallelo, la speranza di vita degli svizzeri si allunga. Primo e secondo pilastro non bastano più. E sono in molti (circa il 50%, secondo uno studio di comparis.ch) a non avere un terzo pilastro. Intanto, nella Svizzera italiana sono sempre di più gli anziani indebitati. Soprattutto a causa di imposte non pagate. «Le assicurazioni sociali – riprende Nodari – coprono determinati costi. Spesso, però, non bastano. Per chi non ce la fa, c’è la possibilità di ottenere una prestazione complementare (circa il 20% della popolazione in AVS ne beneficia)».
La casa di proprietà – Anche in questo caso, tuttavia, le cose non sono sempre facili. Basta avere una casa di proprietà e la strada per ottenere un aiuto si fa in salita. «Anche se è una catapecchia – sospira Giuliana, figlia di un’85enne che vive nel Luganese –. Mia madre abita in una casa vecchia, in cui ci sono le infiltrazioni d’acqua. Questo basta per non avere la complementare. E quindi tocca a noi figli aiutarla a compensare quello che i circa 2.000 franchi di pensione non le permettono di avere».
Ridimensionamenti inevitabili – Tuttavia, ci sono pure situazioni in cui i figli non hanno la possibilità di sostenere i genitori. È il caso di Sandra, residente nel Bellinzonese. «Io sono senza lavoro. E tiro già la cinghia da sola. Mamma e papà, per continuare a vivere dignitosamente, hanno dovuto ridimensionare la loro vita. Hanno preso un appartamento più piccolo e hanno dovuto lasciare il luogo che amavano».
Cure a domicilio – I problemi grossi subentrano quando la persona non è più autosufficiente. E necessita di cure a domicilio, o addirittura di essere trasferita in una casa per anziani. Con tutti gli eventuali costi supplementari del caso. «Ogni famiglia di oggi – riprende Nodari – si deve chiedere, a un certo punto, quale progetto si ha a proposito dei genitori anziani. Noi spingiamo parecchio il mantenimento a domicilio. Soprattutto per un aspetto etico e umano. È importante che l’anziano possa continuare a vivere a casa sua».
Cara casa per anziani – Ma avere un infermiere a domicilio o una badante ha, appunto, dei costi. «A volte, le badanti da chiamare in causa sono addirittura due o più. Perché magari l’anziano non è più in grado di fare nulla da solo». È a quel punto che la famiglia valuta il trasferimento del papà o della mamma in una struttura sanitaria. «La retta di una casa per anziani, tuttavia, parte dagli 84 franchi al giorno».