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CANTONEUn'arma in più per lottare contro gli abusi sui minori

27.05.19 - 06:32
La prevenzione può salvare molte potenziali vittime. È con questo spirito che da qualche giorno è nata l'Associazione "Io-No!"
Ti Press (archivio)
Un'arma in più per lottare contro gli abusi sui minori
La prevenzione può salvare molte potenziali vittime. È con questo spirito che da qualche giorno è nata l'Associazione "Io-No!"

LUGANO - Da qualche giorno in Ticino c’è un’arma in più nella lotta agli abusi sui minori. Si chiama prevenzione. Ed è proprio con questo obiettivo che è stata costituita l’Associazione “Io-No!”. Un team che si rivolge a quelle persone che non hanno mai commesso un atto sessuale su un bambino, ma che sentono di esserne attratti e di avere degli impulsi sessuali nei loro confronti. Insomma, uno sportello per essere d’aiuto tanto alle potenziali vittime quanto al potenziale carnefice, prima che sia troppo tardi.

«In ciò che facciamo non c’è nulla di terapeutico», chiarisce la presidente Sarah Gamper. Nessuna cura, solo ascolto attivo, consigli, informazioni ed eventualmente accompagnamento verso dei professionisti che possano seguire queste persone sotto il profilo psicologico. Un’associazione simile esiste già in Svizzera romanda e tedesca, ma mancava alle nostre latitudini. Nonostante proprio la “sorella” francofona sia in passato già stata contattata da alcuni ticinesi, come ci ha confermato la presidente di "Io-No!".

L’associazione, per ora, è presente unicamente su internet (all’indirizzo www.io-no.ch) e contattabile anche anonimamente tramite e-mail. Questo «perché non si vuole giudicare nessuno, ma solo fare prevenzione», sottolinea Sarah Gamper. Il fatto di aver già fatto uso di materiale pedo-pornografico in passato, o di consumarlo quotidianamente, viene ugualmente trattato con discrezione.

L’associazione non è infatti obbligata a denunciare un consumo personale di questo tipo, anche perché quasi sempre si sfocia in una pena pecuniaria che serve a poco. «Molto meglio sensibilizzare queste persone sulle proprie azioni e sulla possibilità di un’autodenuncia», precisa la presidente. Aggiungendo che il discorso è diverso se c’è un sospetto «molto fondato» che qualcosa di più grave sia successo o stia per succedere «a breve», «perché la tutela dei minori viene prima di tutto».

Appena possibile, fondi permettendo, l’idea è quella di proporre una linea telefonica e perché no pure uno sportello fisico. Anche se, vista la delicatezza del tema, è evidente che le persone potranno avere delle difficoltà nel scegliere per questa possibilità. Inoltre, una volta ottenuti i dovuti riconoscimenti, si vorrebbe poter agire anche a livello di prevenzione secondaria, ovvero quella fatta all’interno dei carceri. Per evitare che le persone detenute, una volta rilasciate, cadano nuovamente in tentazione.

Ma bisogna procedere un passo alla volta. Iniziando anche da una sola persona. Perché raggiungere un potenziale pedofilo può significare salvare molte potenziali vittime.

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