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CANTONEPubblicare i nomi sui media: siete d'accordo?

05.05.19 - 12:25
L’assemblea dell’Associazione Ticinese dei Giornalisti ha espresso preoccupazione per questo delicato aspetto e chiede di rivedere le norme di legge e di deontologia
Ti Press (archivio)
Pubblicare i nomi sui media: siete d'accordo?
L’assemblea dell’Associazione Ticinese dei Giornalisti ha espresso preoccupazione per questo delicato aspetto e chiede di rivedere le norme di legge e di deontologia

Nomi sui media

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Questi sondaggi non hanno, ovviamente, un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

CAMORINO - Si è tenuta ieri l’assemblea ordinaria dell’Associazione Ticinese dei Giornalisti (ATG). Diversi i temi toccati in questo incontro annuale, a cominciare dal difficile momento con cui il settore della stampa è chiamato ormai da anni a confrontarsi. 

Restrizioni da rivedere - L’assemblea dell’ATG ha quindi votato all’unanimità due risoluzioni. La prima esprime preoccupazione per le restrizioni alla conoscenza da parte del pubblico delle identità relative alla persone coinvolte in fatti di cronaca. Troppe volte infatti le redazioni si vedono costrette a non pubblicare il nome di una persona coinvolta ad esempio in un reato o in processo davanti ad un tribunale. È stata pertanto sottolineata la necessità di rivedere le norme di legge e di deontologia che riguardano questo delicato aspetto.

Il comitato dell’ATG, con alcuni rappresentanti della stampa, è stato incaricato di approfondire la questione, coinvolgendo diverse istituzioni, tra cui la magistratura, l’ordine degli avvocati, la Deputazione ticinese alle Camere federali e il Consiglio svizzero della stampa. Entro primavera del 2020 l’ATG presenterà un rapporto a riguardo.

Giornalismo al femminile - La seconda risoluzione concerne invece lo sciopero delle donne, previsto il prossimo 14 giugno. L’assemblea e il comitato ATG sollecitano le diverse testate attive nella Svizzera italiana a pubblicare nelle prossime settimane contributi e interviste che coinvolgano e parlino delle donne giornaliste che operano all’interno delle loro redazioni. Questo aiuterebbe a capire come lavorano, come organizzano le loro giornate e gli eventuali impegni famigliari. In altre parole degli articoli per parlare del giornalismo al femminile e dell’importante apporto che le donne danno quotidianamente al settore dell’informazione nella Svizzera italiana.

Contratti collettivi - È stato ricordato inoltre ricordato che dal 2004 ormai molti dei giornalisti che operano nella Svizzera italiana e nella Svizzera tedesca lo fanno senza poter contare sulla protezione di un contratto collettivo di lavoro, una situazione che gli editori al momento non sembrano voler affrontare e risolvere in modo adeguato. Ricordiamo che la Romandia è l’unica regione della Svizzera che attualmente conosce un contratto collettivo nel settore dei media.

Solidarietà al GdP - Sempre durante l’assemblea è stato anche fatto un bilancio del Fondo di solidarietà per gli ex dipendenti del Giornale del Popolo. Un’azione di sostegno che ha permesso di raccogliere quasi un milione di franchi, in gran parte già distribuiti secondo criteri di equità tra tutti i colleghi coinvolti nella chiusura di questa testata. 

L’assemblea è stata infine informata sui “lavori in corso” in vista della giornata del prossimo 14 settembre al LAC di Lugano in cui vi sarà la cerimonia di premiazione del Premio di giornalismo della Svizzera Italiana promosso da ATG e BancaStato e patrocinato dal DECS. Cerimonia che avrà come ospite d'onore Marco Travaglio, noto giornalista e scrittore italiano.

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COMMENTI
 

moma 4 anni fa su tio
Piuttosto rivediamo certi leggi garantiste buoniste all'inverosimile. Togliamo la possibilità ad assassini pedofili stupratori di farla franca per mano di avvocati loro difensori senza scrupoli che approfittano di queste leggi di cartapesta. Questo bisogna fare.

tartux 4 anni fa su tio
Il sondaggio é completamente tendenzioso, la gente vuole sapere chi é stato arrstato? Sì. Le regole sono troppo rigide? Chi crede che si debba dare il nome della persona crede nche che siano troppo rigide. La regola di non dare il nome é invece da difendere con le unghie. Ammettiamo che uno non sia colpevole e tutti i giornali regionali o Svizzeri pubblicano il suo nome con il seguente linciaggio mediatico che ne deriverebbe, senza diemnticare che di norma vi é una presunzione di colpevolezza da parte dei lettori. Vi sembra giusto? L'anonimato serve a difendere gli innocenti non i colpevoli.

Libero pensatore 4 anni fa su tio
Ve bene pubblicate i nomi solo quando la giustizia ha fatto il suo corso fino in fondo. In caso contrario si rischia di rovinare la vita a persone innocenti. Si potrebbe anche lasciare libertà ai giornalisti, che però dovrebbero assumersi le conseguenze del loro agire.
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