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LUGANOPerseguitata dall’ex marito: «Vi racconto il mio inferno»

04.04.19 - 08:40
Storia di una donna vittima di violenza psicologica: «Le autorità sanno. Ma non possono fare niente. Chiedo aiuto». Tutto inizia nel 2013, con l’arresto dell’uomo, un noto ex imprenditore
Depositphotos (foto d'archivio)
Perseguitata dall’ex marito: «Vi racconto il mio inferno»
Storia di una donna vittima di violenza psicologica: «Le autorità sanno. Ma non possono fare niente. Chiedo aiuto». Tutto inizia nel 2013, con l’arresto dell’uomo, un noto ex imprenditore

LUGANO – «Ho paura a uscire di casa, temo per la salute mia e dei miei figli. Da anni chiedo aiuto e inoltro denunce. Ma nessuno sembra prendermi davvero sul serio». È il grido disperato di Chiara (vero nome noto alla redazione), giovane donna del Luganese, mamma di due bambini. Chiara è l’ex moglie di un noto imprenditore finito in carcere per truffa nel 2013. Da quando, nel 2016, l’uomo è tornato in libertà, la nostra interlocutrice non ha tregua. «Stalking, minacce – sospira – non ha mai accettato il fatto che l’abbia lasciato poco dopo essere uscito di prigione. Semplicemente non mi fidavo più di lui. E avevo il diritto di voltare pagina».

Ora che ho finito la condizionale… – Invece no. A Chiara questo diritto viene sistematicamente negato dai comportamenti dell’uomo, che oggi ha poco più di cinquant'anni. La sua è una situazione al limite dell’inverosimile. La donna ci mostra gli incarti legati alla sua Odissea e anche le schermate dei messaggi ricevuti dall’ex marito. Testi di questo tenore: “Devi stare attenta ora che mi è finita la condizionale”. “Ti va bene che sei in Svizzera, se fossi stata in Italia… Non tirare troppo la corda”.

Bambini spaventati – «Più volte, in seguito a qualsiasi discussione, anche banale, inerente i figli, mi ha fatto capire che mi avrebbe fatto qualcosa di brutto. Il problema è che i bambini sono spaventati da lui. Uno dei figli non lo vuole più vedere già da un anno. L’altro, invece, va ancora da lui, ma è terrorizzato. Tutto questo è stato raccontato anche agli psicologi».

Le autorità sono al corrente dei fatti – Nel 2017, quando si trova ancora in libertà condizionale, l’ex marito di Chiara arriva addirittura a installarle un GPS sotto la macchina. Nonostante la separazione, vuole tenerla sotto controllo. Vuole poterla rintracciare in ogni istante. «Sto subendo una vera violenza psicologica, una volta ho trovato le gomme dell’auto squarciate. Io tutte queste cose le ho già raccontate al Ministero Pubblico, all’Autorità regionale di protezione (Arp), alla polizia. Il vero problema è che per questi casi non esiste una tutela. Né per me né per i miei figli. Il mio ex non è mai passato all’atto fisico. Si è sempre limitato solo a terrorizzarmi. E quindi sembra che le autorità abbiano le mani legate».

Un senso di impotenza – Chiara non ce la fa più. Si sente impotente di fronte alla situazione venutasi a creare. «Lo scandalo che ha travolto il mio ex marito mi ha fatto crollare il mondo addosso. Ho dovuto andare avanti da sola, sopportare la gogna e rendermi conto che l’uomo che avevo sposato, e che mi aveva giurato di essere estraneo agli affari sporchi, in realtà era un’altra persona».

Non vuole il silenzio – Ora Chiara si ritrova in una nuova vita, e non si sente protetta. «Mi rendo conto di quanto siano poco tutelate le vittime di violenza psicologica. Se un giorno dovesse capitare qualcosa a me o ai miei cari, non mi perdonerei il fatto di essere rimasta in silenzio. Devo vuotare il sacco pubblicamente. Ho deciso di raccontare la mia storia anche per tutte le altre persone che si ritrovano nella stessa situazione. Le leggi devono cambiare».

Nessuno prende posizione – Come deve comportarsi una mamma in simili situazioni? Tio/20minuti si è rivolto sia all’Autorità regionale di protezione, sia al Ministero Pubblico, sia alla Polizia Cantonale. Nessuno ha voluto prendere posizione sui media.

Una questione di stretta attualità – Il tema dello stalking è recentemente tornato d’attualità dopo che a febbraio una 29enne di Dübendorf (Zurigo) è stata uccisa da una persona che la molestava da anni. «Lo stalking non è un reato penale in Svizzera – fa notare Daniele Jörg, presidente dell’associazione consultorio delle donne e della casa della donna di Lugano – in altri Paesi sì. Da noi la polizia può intervenire solo quando è stato compiuto un altro reato, come ad esempio la violenza fisica».

Nuove possibilità per molestare il prossimo – Un’assurdità, secondo Jörg. «Soprattutto in un’epoca in cui i mezzi tecnologici per molestare una persona si sono moltiplicati. Non è più come una volta, quando lo stalker era solo quello che si appostava sotto casa. La politica deve rendersene conto. Lo stalking deve diventare un reato, anche da noi».

Misure di allontanamento possibili – Intanto, non resta che ripiegare sulle alternative. «Chi viene molestato deve tenere tutte le prove – conclude Jörg – messaggi e quant’altro. Non esiste il reato di stalking. Ma ne esistono tanti altri. Ad esempio, quello legato alle minacce. E lì si può fare denuncia. Le autorità, di fronte a casi critici, possono arrivare anche a imporre una misura di allontanamento inerente il presunto stalker».

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