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LUGANO«Nessuno in Ticino con più malattie rare di me»

02.04.19 - 08:31
Lo sfogo di Lorena T. afflitta da una ventina di patologie molto serie e con un quadro clinico in continuo peggioramento che blocca il riconoscimento di una piena rendita AI
«Nessuno in Ticino con più malattie rare di me»
Lo sfogo di Lorena T. afflitta da una ventina di patologie molto serie e con un quadro clinico in continuo peggioramento che blocca il riconoscimento di una piena rendita AI

LUGANO - «Ci sentiamo più tardi perché sto andando dal nefrologo». Uno dei tanti specialisti chiamati a decifrare il corpo di Lorena T., 52 anni, probabilmente la persona con più malattie in Ticino. È un po’ voyeuristico sbirciare nella cartella clinica di uno sconosciuto per poi farne un articolo. Ma è lei stessa a chiedere che se ne parli pubblicamente. Perché un’altra delle malattie di cui soffre Lorena si chiama burocrazia. La signora è infuriata con la macchina dell’Assicurazione invalidità che la inchioda a un grado d’invalidità del 58%. Appena sotto la soglia fatidica del 60% che le darebbe diritto ai tre quarti della rendita. «Invece, nonostante tutte le mie malattie, sono ferma a 960 franchi al mese. E quel 58%, che mi hanno concesso subito ma pagato dopo quattro anni, mi sembra una speculazione».

Un campo di battaglia - Sindrome di Raynaud, artrite reumatoide, sindrome di Sjorgren, tiroidite di Hashimoto, epatopatie autoimmuni, colon irritabile, vescica ipocontrattile... sono solo un assaggio delle patologie che i medici hanno riscontrato nella donna. Il dolore coniugato in tutte le forme possibili. «Ho perso il conto - dice Lorena -. Ma saranno una ventina. Per la maggior parte malattie rare e autoimmuni. Sono appena stata dal nefrologo. Hanno trovato sangue nell’urina e ho il colesterolo alto. Inoltre il mio fegato si è ingrossato di 19 cm e devo fare una risonanza». Piove sul bagnato, insomma.

Tutto iniziò con ... - Lorena non è sempre stata malata, anzi, «prima del 2013 stavo da dio. Ero tutta un’altra persona. Non ricordo una causa scatenante. La prima spia fu un dolore allo stomaco, mentre lavoravo in un capannone durante il carnevale. Quella è stata la mia ultima uscita. Allora ero impiegata d’ufficio a metà tempo, ma a causa di una debolezza estrema lavoravo 3 giorni e nei restanti 4 ero ferma sul divano». Rapidamente la condizioni di salute di Lorena precipitano: «Ho iniziato ad aver problemi agli occhi». Soffre infatti di una retinopatia leventinese (anche la medicina sa essere beffarda). Ma non solo: «Bastavano pochi minuti al sole di sera per provocarmi il distacco della pelle. Per due anni non ho potuto espormi alla luce solare. E anche oggi sono sempre in casa e dormo male perché certe malattie lavorano di notte». Nei malati cronici esiste anche l’ostacolo di essere creduti: «All’inizio è stata dura. Mi lamentavo dei dolori e i medici non riuscivano a trovare niente. Finché con una biopsia  è emersa la neuropatia più dolorosa che c’è. Ora dovrei mettere degli impianti con degli elettrodi per diminuirmi la pena».

Il gatto si morde la coda - Insomma un calvario senza fine, ed è appunto questo quadro medico in continua evoluzione che sta creando ulteriori problemi a Lorena con la rendita AI: «È frustrante, da Bellinzona mi hanno detto che loro non possono prendere una decisione se continuano ad arrivare nuovi rapporti medici. Ma questo significa che sto male, no? Anche la mia cartella ci hanno messo 8 mesi per esaminarla… E nonostante le nuove malattie hanno rideciso per lo stesso grado di AI». Pazientare a volte è un lusso che non tutti possono permettersi.

Calano le rendite AI: «Puntiamo su un approccio preventivo per il mantenimento sul posto di lavoro»

Nel Rendiconto annuale 2018 dell’Istituto delle assicurazioni sociali (Ias), appena pubblicato, c’è un dato che colpisce, la diminuzione del numero dei beneficiari di Rendite AI che erano 12’974 lo scorso anno contro i 14’752 del 2008. Un’evoluzione spiegabile da un lato col travaso dei beneficiari nella rendita Avs. Ma non solo, come spiega l’avvocato Monica Maestri, capo dell’ufficio Assicurazione invalidità: «Con l’introduzione delle misure di intervento tempestivo è stato incentivato un approccio preventivo, che favorisce il mantenimento del posto di lavoro e delle risorse individuali, evitando la cronicizzazione delle situazioni problematiche e quindi il ricorso alle prestazioni sociali». Insomma oggi lo Ias punta sulla prevenzione: «Sono diminuite le nuove rendite. Possiamo intervenire presto così da consentire alle persone di mantenere il loro potenziale a livello professionale con importanti ricadute anche dal profilo umano. La rendita AI è uguale all’Avs. Il massimo della rendita intera è 2’370 franchi, non corrisponde ad una percentuale del guadagno precedente» ricorda Maestri. Non è chiaramente una reintegrazione a tutti i costi: «Perché le persone che, a causa del danno alla salute, non possono rimanere attivi professionalmente, nemmeno con l’attuazione di provvedimenti hanno diritto ad una rendita se il grado di invalidità è di almeno il 40%». Un rifiuto ad una rendita da parte dello Ias non significa, va sottolineato, che il richiedente sia sano o non abbia subito un infortunio: «Significa invece che malgrado il danno alla salute la persona può ancora svolgere una certa attività, raggiungendo un certo salario. Il grado di invalidità è una questione puramente economica e non medica» conclude Maestri.

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