Intervento problematico in via Besso, per un regolamento di conti tra turchi. In manette anche un estraneo, che ora minaccia querela
LUGANO - Una spedizione punitiva con tanto di telefonate minatorie in perfetto stile “gangsta”, e un martello utilizzato come arma e sequestrato dalla polizia. Si delineano meglio i contorni del parapiglia scoppiato martedì scorso in via Besso, in ora di punta e sotto gli occhi di diversi passanti.
Regolamento di conti - Tre cittadini turchi hanno aggredito un connazionale fuori da un ristorante, dopo avere preannunciato l'aggressione per telefono. «Hanno chiamato il giorno prima dicendo che sarebbero venuti a prenderlo, per ammazzarlo» raccontano a tio.ch/20minuti i gestori del locale (anch'essi turchi) dove la vittima è un cliente abituale.
Versioni divergenti - Quest'ultimo è stato ricoverato in ospedale, per fortuna con ferite non gravi. Le accuse nei confronti dei tre sono aggressione e tentate lesioni. La dinamica dei fatti e l'origine della violenza, fanno sapere dalla Procura, sono oggetto di accertamenti: le versioni delle persone coinvolte – tutte rilasciate dopo il fermo – sarebbero divergenti.
Estraneo in manette - A complicare ulteriormente le cose per la polizia, c'è la testimonianza di una quinta persona, un 56enne cittadino turco: estraneo ai fatti, è accorso a filmare la scena con il telefonino. L'uomo è stato a sua volta fermato e ammanettato dagli agenti sul posto, e racconta di essere stato «picchiato e insultato con epiteti razzisti» dai poliziotti.
Ferite e insulti - «Non c'entravo assolutamente nulla ma mi hanno trattato come un criminale» dichiara il 56enne, che ora intende sporgere querela. Nel referto del pronto soccorso – dove è stato condotto ancora in manette – si legge che l'uomo durante il fermo si sarebbe «mostrato non collaborativo» e avrebbe «urtato la fronte al suolo arrecandosi due piccole ferite lacerocontuse». Anche le ginocchia e le caviglie riportano lividi e ferite.
"No comment" - Sull'episodio la Polizia di Lugano precisa che «allo stato attuale non risultano denunce pendenti nei confronti degli agenti». Nell'ambito di una procedura ufficiale «sarà possibile e necessario prendere posizione» ma al momento il Comando «non è autorizzato a rilasciare dichiarazioni nel rispetto dell'inchiesta in corso».