È lo scenario che ci attende con l’arrivo della tecnologia 5G. La rivoluzione è alle porte. Ma siamo davvero pronti? Silvia Santini e Alessio Petralli, due specialisti, a confronto
LUGANO – «Presto si potranno guardare anche film in alta definizione via Internet sul proprio cellulare». Lo dice Silvia Santini, specialista in nuove tecnologie e docente all’Università della Svizzera italiana, all’alba dell’era del 5G. Le incognite attorno alla connessione dati di quinta generazione, disponibile gradualmente a partire dalla seconda parte del 2019, sono parecchie. Come l’accesso ultra veloce a Internet rivoluzionerà le nostre vite? «Il rischio che le nuove generazioni vivano incollate allo Smartphone è concreto – ipotizza Alessio Petralli, direttore della Fondazione Möbius Lugano per lo sviluppo della cultura digitale –. Così come quello di subire passivamente ogni comodità che il 5G ci garantirà».
Posti di lavoro a rischio – Rispetto ad altre regioni della Svizzera, in Ticino il 5G potrebbe arrivare con un po’ di ritardo. Ma arriverà. Gli esperti parlano di “Internet of Things”, l’Internet delle cose. Un’espressione che sta a rappresentare una società i cui oggetti sono completamente connessi tra loro tramite la rete. In un simile contesto, sarà possibile scaricare enormi quantità di dati a velocità attualmente impensabili. «Ma vedere questa rivoluzione solo nell’ambito dell’uso privato del cellulare è riduttivo – spiega Santini –. Arriverà un momento in cui le macchine, grazie alla tecnologia 5G, potranno comunicare tra loro, senza più la necessità dell’uomo come intermediario. A livello produttivo siamo di fronte a una metamorfosi epocale. Diverse figure lavorative potrebbero sparire. E se ne creeranno altre. Crescerà anche la mole di competenze tecnologiche che dovremo assimilare».
Dalla viabilità alla sicurezza pubblica – Petralli analizza il fenomeno anche dal profilo della mobilità. «L’auto che viaggia da sola, nel giro di una quindicina d’anni, o forse meno, potrebbe rappresentare una realtà diffusa. Proprio facendo leva sul 5G. Pensate a una macchina che si sposta da una località all’altra. Per viaggiare autonomamente il suo sistema deve sapere prevedere milioni di cose, in tempo reale. È qui che la tecnologia 5G diventa una ricchezza. Così come potrebbe esserlo, ad esempio, per gli impianti di gestione del traffico urbano, o per la gestione della sicurezza pubblica, tramite videosorveglianza. O semplicemente per la nostra vita casalinga, con la possibilità di comandare oggetti a distanza a svilupparsi ulteriormente».
Affari miliardari in vista – Stando ai calcoli della società statunitense Qualcomm, entro il 2035 il volume d’affari attorno al 5G potrebbe raggiungere i 12,3 trilioni di dollari. Una cifra colossale che spiega, in parte, anche le grandi tensioni attualmente in atto tra i big della comunicazione per avere voce in capitolo sul mercato. Petralli si interroga. «Perché il cittadino comune non riesce ancora a immaginarsi il mondo che lo attende? Perché siamo ancora nella fase di transizione. Una volta che queste nuove tecnologie prenderanno piede, ci ritroveremo immersi in una nuova quotidianità. Un po’ come, quasi di colpo, è capitato con l’avvento e la diffusione del cellulare».
Una memoria sempre meno allenata – Gli specialisti, tuttavia, pongono l’accento sulla possibilità che il digital divide, il divario tra chi è in possesso di determinate conoscenze digitali e chi le ignora, possa crescere a dismisura. «Allo stesso tempo – riprende Santini – applicazioni e strumenti di uso quotidiano si fanno sempre più intuitivi. All’immagine del boom di Alexa, il robot casalingo di Amazon, che ti racconta le barzellette e ti mette la musica che preferisci». «Innovazioni – aggiunge Petralli – che potrebbero causare contraccolpi alla nostra memoria. Se ogni cosa, dai numeri di telefoni agli indirizzi, la affidiamo al digitale, come terremo in allenamento il nostro cervello? È una delle sfide che ci aspetta».
Rischi per la salute – Ci si interroga, infine, su quali effetti possa avere sulla salute umana il fatto di vivere immersi in un mare di onde sempre più potenti. Santini non è allarmista. Anzi. «Le emissioni delle antenne sono fortemente limitate per legge. Con questi limiti, le onde prodotte dal 5G non rappresentano un pericolo per il nostro organismo. Esistono molti studi a riguardo e nessuno ha evidenziato rischi oggettivi da questo punto di vista».