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LUGANOBimbo “consegnato” al papà: ecco perché la polizia era lì

11.03.19 - 07:50
In una recente operazione di affidamento, ha fatto discutere la presenza di due agenti presso la scuola frequentata dal minore. Ne parliamo con il primo tenente Mauro Maggiulli
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Bimbo “consegnato” al papà: ecco perché la polizia era lì
In una recente operazione di affidamento, ha fatto discutere la presenza di due agenti presso la scuola frequentata dal minore. Ne parliamo con il primo tenente Mauro Maggiulli

LUGANO – Un provvedimento super cautelare preso da un pretore aggiunto di Lugano. Una questione delicata, legata a un bambino di sei anni. Al termine delle lezioni di un giovedì di febbraio si ritrova di fronte il papà, che lo porterà con sé a Zurigo. Sul posto, anche due agenti di polizia. Una presenza che ha creato discussione. E sulla quale, a oltre due settimane dai fatti, tio/20minuti ha interpellato il primo tenente Mauro Maggiulli, capo dell’area operativa della polizia luganese.

Come mai la polizia era presente con due agenti nel caso specifico?
«La polizia in questi casi non presenzia mai per propria iniziativa. È l’autorità competente, che ha emanato il provvedimento, a richiederne la collaborazione forzata».

Quali sono i compiti degli agenti in situazioni simili?
«Agli agenti non vengono richiesti compiti particolari, se non quello di presenziare e accertarsi che il tutto si svolga senza problemi di sorta».

Quali inconvenienti potrebbero verificarsi?
«Spesso si opera in ambiti particolarmente delicati e sensibili. In questi casi c’è sempre il timore che, a causa del rifiuto da parte delle persone coinvolte, l’esecuzione del provvedimento venga preclusa. Solitamente si invia sul posto una pattuglia, composta da due agenti. Ma in passato sono stati affrontati anche casi, considerati a rischio, in cui è stato necessario l’impiego di più pattuglie».

In quali altre circostanze analoghe la polizia è chiamata a presenziare?
«Sono molteplici. Ad esempio, citerei lo sfratto di un inquilino da un appartamento. Non va dimenticato che se si giunge alla decisione di sfratto, le parti nella maggior parte dei casi hanno attriti tra loro».

Altro?
«Se richiesto, forniamo supporto anche ai servizi delle Autorità regionali di protezione durante i loro interventi più delicati. Oppure nelle circostanze di sequestri di targhe ordinati dalla sezione della circolazione. La legge prevede anche l’accompagnamento forzato di persone all’ufficio di esecuzione e fallimenti. O la semplice consegna di atti ufficiali richiesta da enti cantonali o comunali».

Numericamente tutto ciò come si traduce?
«Nel 2018 la polizia di Lugano ha collaborato a 62 esecuzioni di sfratto, ha ricevuto 716 volte l’incarico di sequestrare delle targhe, e ha totalizzato oltre 1'100 accompagnamenti forzati e intimazioni di atti».

Come vive la polizia, umanamente, il fatto di dovere essere presente in circostanze così delicate?  
«L’agente di polizia non ha un ruolo diretto nell’attuazione della misura decisa. Compete di principio agli specialisti appositamente incaricati, che conoscono il caso nel dettaglio».

Certo, però un caso come quello del bimbo di sei anni consegnato al papà al termine delle lezioni fa, comunque, riflettere.
«Anche se l’agente è presente di principio per garantire il rispetto della legge, non significa che umanamente, in quanto uomo, cittadino, marito o padre, non viva con sensibilità queste situazioni. In particolare quando, ad esempio, il provvedimento deciso concerne l’allontanamento di un minore da un nucleo famigliare, oppure l’allontanamento di uno dei genitori».

Come vengono gestite queste emozioni?
«Un poliziotto, durante la sua formazione, viene preparato per fare fronte a situazioni delicate e sensibili. Deve cercare, per quanto possibile, di mantenere il giusto equilibrio tra il coinvolgimento emotivo e un adeguato “distacco professionale”. Senza farsi coinvolgere in modo eccessivo. Non è sempre facile».

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