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LUGANOCrollo nel San Salvatore: non erano presenti i fori di sfogo dell’acqua

23.01.19 - 12:16
Questo nel punto del cedimento. Altrove erano «più piccoli per questioni di costo». Uno degli ingegneri: «Ancora oggi non ne conosco il motivo»
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Crollo nel San Salvatore: non erano presenti i fori di sfogo dell’acqua
Questo nel punto del cedimento. Altrove erano «più piccoli per questioni di costo». Uno degli ingegneri: «Ancora oggi non ne conosco il motivo»

LUGANO - Laddove la parete della galleria ha ceduto, non erano presenti i previsti fori di sfogo dell’acqua. «Ancora oggi non so per quale motivo non siano stati realizzati» afferma uno dei quattro ingegneri che oggi siede davanti alla Corte delle Assise correzionali, presieduta dal giudice Mauro Ermani, per il crollo che l’8 giugno 2017 si è verificato nel tunnel autostradale del San Salvatore.

E i fori non erano assenti soltanto nel punto del cedimento, ma per trecento metri di galleria (che complessivamente è lunga 1’730 metri). Ci si interroga quindi sui ruoli degli ingegneri (di età compresa tra i 35 e i 67 anni), a chi fosse insomma affidato il compito del controllo dell’esecuzione della lavorazione in questione. C’è chi afferma che doveva occuparsi della logistica, chi invece sottolinea che era responsabile della progettazione della ventilazione e della demolizione della soletta. «Comunque era un lavoro di squadra» dice il 35enne, spiegando inoltre che «il ponteggio veniva spostato, quindi consideravo il lavoro come effettuato».

Da trenta a diciotto millimetri - Ogni otto metri era prevista la creazione di nove buchi di drenaggio. Buchi che su proposta di uno dei quattro ingegneri avrebbero dovuto avere un diametro di trenta millimetri. Ma per questioni di costi l’impresa avrebbe chiesto la realizzazione di fori più piccoli, ossia di diciotto millimetri. «Per questo abbiamo aumentato il numero dei buchi, portandolo a nove» afferma l’ingegnere di 53 anni, aggiungendo: «L’obiettivo era di creare un sistema di canalizzazione che portasse via l’acqua dalla roccia». Uno studio più approfondito, secondo l’imputato, «non era necessario». Nel risanamento effettuato dopo il crollo, sono poi stati realizzati fori del diametro di 110 millimetri.

La mancanza di altri filmati - Tuttavia quell’8 giugno sette tonnellate e mezzo di calcestruzzo sono improvvisamente finite sulla carreggiata, come mostra anche il filmato del sistema di videosorveglianza presente nel tunnel che è stato visionato in aula. Un filmato che riguarda unicamente il momento del cedimento. E che mostra, negli istanti immediatamente precedenti, la presenza di qualcosa a fianco della carreggiata. La qualità del filmato non ha però permesso di determinare di cosa si trattasse: acqua o detriti? Per l’avvocato difensore Fulvio Pelli la mancanza dei filmati delle ore precedenti all’evento rappresenta «un errore istruttorio madornale».

In aula l’accusa è rappresentata dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli. I quattro imputati sono difesi dagli avvocati Luca Marcellini, Fulvio Pelli, Felice Dafond e Carlo Borradori.

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