Ecco le immagini scattate dal fungiatt Riccardo Cereghetti. Ma c’è un retroscena preoccupante. L’esperto Adriano Sassi: «La natura si sta adattando al clima»
LUGANO – Porcini, anche piuttosto grossi, raccolti il 18 novembre. Non è un record, ma poco ci manca. Le immagini scattate da Riccardo Cereghetti, 38enne fungiatt luganese, durante un’uscita nella zona del Monte Boglia, parlano chiaro. Le bizze metereologiche di questo pazzo autunno stanno dando i loro frutti. O, forse, sarebbe meglio parlare di effetti collaterali. «Vado in cerca di funghi da sempre – dice Cereghetti –. Non avevo mai trovato un fungo sano oltre l’ultima settimana di ottobre o la prima di novembre».
Tanta pioggia e poco freddo – Cronache di un autunno folle. La storia raccontata da Cereghetti non rappresenta un caso isolato. «Ha piovuto tanto nelle ultime settimane – spiega Adriano Sassi, controllore ufficiale per la Società micologica di Lugano –. E non è stato mai particolarmente freddo. Ecco perché possiamo assistere a questo tipo di “anomalia”. Adesso arrivano neve e gelo. La stagione finirà per forza. Va fatta, in ogni caso, una riflessione ».
Inquietudine – Cereghetti ha trovato i suoi porcini a un’altitudine di circa 1200 metri. Dopo l’euforia iniziale, il fungiatt luganese ha provato un senso di inquietudine. «C’è qualcosa che non va nella natura – sostiene –. I cambiamenti climatici stanno sballando tutti gli ecosistemi. Di questo passo, tra 20 anni troveremo i porcini sotto l’albero di Natale. Ne ho parlato anche con altri fungiatt e mi sono reso conto che in tanti la pensano come me. L’essere umano sta piano, piano distruggendo il pianeta».
Non c’è da stare allegri – «Di certo – fa notare Sassi – i funghi e le piante si stanno adattando ai cambiamenti del clima». L’esperto non è sorpreso di fronte al ritrovamento di Cereghetti. «Personalmente ho già trovato funghi anche a dicembre».
Un nuovo campanello d’allarme – Sassi non nasconde, comunque, una certa preoccupazione. «Per il fungo in sé questi sbalzi metereologici non rappresentano un grande problema. La riflessione va fatta su ampia scala. I ghiacciai si stanno sciogliendo. Tante specie animali stanno sparendo. E un fungo oltre metà novembre può rappresentare l’ennesimo, piccolo, campanello d’allarme».